Intervista della Gazzetta dello Sport a Gabriele Gravina, numero uno della Figc. Piatto forte il progetto della Super Champions

Presidente Gabriele Gravina, come giudica l’intervento di Ceferin?
"È stato un primo passo, ha fatto chiarezza su un punto che ci stava molto a cuore, la collocazione delle partite di coppa. Ci è stato detto che qualunque cosa accada, non sbarcheranno mai nel weekend. Sul resto, non sono state date indicazioni altrettanto precise, ma come ha sottolineato più volte Ceferin, siamo all’inizio del percorso".

Questo progetto di riforma delle coppe europee è davvero così inaccettabile?
"Con i presupposti iniziali, sì. Però è già cambiato qualcosa rispetto alla versione più strong, ma non è ancora sufficiente. Al netto della collocazione delle partite di Coppa, di cui non voglio nemmeno discutere, la questione che deve starci più a cuore è la difesa del merito sportivo. Qui la discussione è aperta. Mi sembrava che nelle bozze circolate prima di Budapest si parlasse di un coefficiente storico in base al quale regolare l’ingresso nella competizione dal 2024, e di un sistema sostanzialmente chiuso. Venerdì su questo punto sono stato rassicurato, mi è stato detto che i piazzamenti nei campionati continueranno a determinare l’ingresso nelle tre coppe europee, magari non nei numeri attuali, ma insomma non spariranno".

E questo è bastato a tranquillizzarla?
"Vedremo. Intanto continuo a leggere gli stessi numeri, cioè che delle 32 partecipanti alla Champions, a regime solo 4 all’anno saranno qualificate dai campionati nazionali di tutta Europa. Con questi numeri, faccio fatica a immaginare un’Atalanta o un Torino in Champions. Ma sarebbe un peccato, perché dovremmo impedirgli di realizzare questo sogno? E mi pongo anche un altro interrogativo: se la tale squadra che ha il diritto concessole dall’Uefa di disputare la Champions retrocede in B, che succede? Su questo, sembra che saranno introdotti meccanismi che faranno scattare un ricambio".

Poi c’è il tema più generale della difesa del campionato.
"Questo è l’altro grande punto, da sottoporre ai club. Se le mie società, a cui io rilascio la licenza per giocare, sfruttano i servizi che gli garantisco per valorizzare il proprio brand, poi se ne vanno all’estero relegando il campionato nazionale ad una pratica da sbrigare nei ritagli di tempo, perché io Figc dovrei continuare a investire ogni anno decine e decine di milioni per tenere in vita il sistema? Ha ragione Carraro quando dice che è la Serie A a dare risonanza internazionale ai nostri club. Credo che dobbiamo fare tutti uno sforzo per rimettere in cima alle nostre priorità il valore del calcio italiano. Non è in questo modo che possiamo ridurre il gap dalla Premier inglese".

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Sezione: Rassegna / Data: Dom 19 maggio 2019 alle 10:34 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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