Da oggi, Gianluca Rocchi entra a far parte della 'Hall of Fame del Calcio Italiano' raggiungendo una schiera di colleghi illustri, da Luigi Agnolin a Paolo Casarin, passando per Pierluigi Collina, Roberto Rosetti e Nicola Rizzoli: "Sono contentissimo e orgoglioso di ricevere questo premio, non avrei mai immaginato di poter entrare nella ‘Hall of Fame’  - dichiara il quarto miglior arbitro al mondo nel 2019 secondo la classifica dell’IFFHS –. I nomi dei premiati che mi hanno preceduto rendono l’idea dell’importanza di questo riconoscimento, ognuno di questi grandi arbitri ha fatto a suo modo la storia. Ognuno con la sua personalità, ognuno con il suo stile. Perché non esiste un arbitro uguale ad un altro".

Dopo aver appeso il fischietto al chiodo solo un anno e mezzo, ora svolge il ruolo di designatore della CAN A e B: "È molto più difficile che dirigere una partita. Quando arbitri devi pensare solo alla tua gara, adesso invece ad ogni giornata sono responsabile di 10 partite di Serie A e 10 di Serie B. E quando uno dei ragazzi sbaglia è come se quell’errore lo avessi commesso io".

Non esistono arbitri infallibili, esistono invece tanti giovani direttori di gara promettenti che come i giovani calciatori hanno bisogno di tempo per crescere: "Sono ottimista, ci sono molti ragazzi bravi che hanno voglia di imparare e mettersi in gioco. Anche io, Collina, Rosetti e Rizzoli abbiamo incontrato delle difficoltà all’inizio. Bisogna dar loro fiducia, con l’auspicio che non sentano questa fiducia solo dalla Federazione, ma anche dai club".

Ci sono tre momenti di svolta nella carriera di Gianluca Rocchi, tre tappe fondamentali di un lungo viaggio partito da Firenze nel lontano 1988: “Il primo Roma-Lazio del 2007 – racconta – poi Spagna-Portogallo, la prima delle tre partite che ho diretto nel Mondiale russo, e la finale di Europa League del 2019 tra Chelsea e Arsenal, il massimo per un amante del calcio inglese come me. Non a caso ho deciso di lasciare come cimelio al Museo del Calcio la divisa che ho indossato quel giorno".

C’è spazio anche per un rimpianto: "Ho diretto una finale di Europa League e una Supercoppa Europea (nel 2017, ndr), mi è mancata la finale di Champions League". 

Il discorso si sposta sul Var: "Forse non ci si rende conto di quanta giustizia in più abbia portato nel calcio, tornare indietro sarebbe assurdo. Arbitrare o stare al monitor sono due mondi diversi, più specialisti VAR avremo in futuro e più alzeremo il livello".

E chissà se in un prossimo futuro non si arriverà davvero al tempo di gioco effettivo, forse l’unica possibile soluzione di fronte agli ultimi dati, secondo i quali in questa stagione in Serie A il tempo effettivo è stato di poco superiore al 50%: "Sono assolutamente favorevole, sia per un discorso di giustizia, dato che tutte le squadre avrebbero così lo stesso minutaggio nell’arco di un campionato, sia perché come classe arbitrale non avremmo più problemi a gestire le perdite di tempo". 

Sezione: News / Data: Gio 31 marzo 2022 alle 17:02
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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