L'avventura di Antonio Conte sulla panchina del Tottenham sembra essere arrivata al capolinea dopo gli ultimi deludenti risultati collezionati dagli Spurs tra Europa e Premier. Il tecnico ritornerà in Italia dopo l'ultima parentesi vincente sulla panchina dell'Inter? Come ricordato da Calcio&Finanza i club della Serie A potrebbero usufruire dei vantaggi economici della norma sugli impatriati contenuta nel cosiddetto Decreto Crescita.

"La norma, modificata nel 2019 per inserire all’interno anche gli sportivi professionisti, prevede vantaggi fiscali per chi sposta la propria residenza in Italia, con i redditi prodotti in Italia che vengono pesati solo al 50% in termini fiscali - si legge sul sito specializzato -. Sono tre le condizioni di accesso al regime per i lavoratori “impatriati”: l’essere stati residenti all’estero nei due periodi d’imposta precedenti il trasferimento in Italia; l’obbligo di permanenza in Italia per due anni a seguito del trasferimento di residenza; lo svolgimento dell’attività lavorativa prevalentemente nel territorio italiano. Conte aveva già sfruttato i vantaggi nella sua esperienza all’Inter. Nella norma, tuttavia, non si fa alcun riferimento al divieto di usufruire nuovamente del vantaggio fiscale. Resta quindi il tema dei “due periodi di imposta” trascorsi all’estero prima di tornare in Italia. Per essere ritenuti residenti all’estero, basta trascorrere e produrre reddito per 183 giorni al di fuori dell’Italia nel corso di un anno solare. In tal senso, quindi, Conte si è trasferito al Tottenham nel novembre 2021: nel 2021 quindi era considerato residente in Italia, mentre nel 2022 lo è stato in Inghilterra. Resta il tema del 2023, quindi, ma sia nel caso di esonero che nel caso di permanenza agli Spurs fino a fine contratto, basterebbe non spostare la residenza in Italia prima del 30 giugno prossimo per essere considerati residenti all’estero. In questo modo, quindi, Conte potrebbe nuovamente sfruttare la norma sugli impatriati, agevolando in termini economici un suo ritorno in Serie A. Nelle stagioni 2019/20 e 2020/21, ad esempio, il tecnico leccese aveva uno stipendio netto rispettivamente da 11 e 12 milioni di euro: al lordo, grazie al Decreto Crescita, per l’Inter il costo era stato pari a circa 14,4 e 15,7 milioni, invece di un costo pari a 20,3 e 22,2 milioni senza agevolazioni, con un risparmio quindi di circa 12,4 milioni di euro nel giro di due stagioni".

Sezione: News / Data: Mar 21 marzo 2023 alle 21:19
Autore: Raffaele Caruso
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