"Nessuna frode sportiva, nessuna associazione a delinquere ha favorito la Juventus, Calciopoli del 2006 è stata solo una serie di furbate, ammiccamenti trasversali, trame bipartisan per permettere ai vertici Aia di allora, a Bergamo in particolare, di difendere scettro e assegno da 250.000 euro l’anno senza farsi troppi nemici". Questo il sunto che la Gazzetta dello Sport fa della difesa di Antonio Giraudo. L'ex ad della Juventus è in attesa della sentenza del processo d’appello di Calciopoli programmata per il 5 dicembre prossimo e ieri c'è stata la tesi difensiva. "Basterebbe studiare le tre tipologie di intercettazioni - dice l'avvocato Galasso - e il quadro è chiaro. Le telefonate dei designatori a gara in corso o appena finite per sincerarsi che tutto filasse liscio, senza scontenti; quelle dopo una decisione pro Juventus per capire se esplodesse la protesta e, quelle più importanti, in cui chiedevano agli arbitri di fischiare contro la Juventus i casi dubbi". Ed ecco che si è schiacciato il tasto play sulla famigerata intercettazione della telefonata tra Carraro e Bergamo, in cui si dice: «Siamo prima delle elezioni di Lega, per carità dica all’arbitro di non fare favori alla Juve...».

Insomma, si persevera nell'errore: perché mai, in un regime di normalità, un presidente di Federazione dovrebbe specificare di non aiutare un determinato club? L'autogol di Giraudo e compagni non ha fine.

Sezione: News / Data: Ven 30 novembre 2012 alle 12:58 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print