"Il fatto di parlare di aiuti mi dà sempre fastidio. Le aziende, gli imprenditori e le imprese devono cercare di cavarsela da soli. Poi però ci sono momenti speciali come quello di questi ultimi 3 anni, con la pandemia che ha messo in ginocchio il calcio e l’economia italiana". È uno dei passaggi dell'intervento di Urbano Cairo, presidente del Torino, durante la quarta edizione di 'Sport Industry Talk', organizzato da Rcs Academy Business School e dal Corriere della Sera. 

"Il calcio che, aggiungo, aveva fatto degli errori in precedenza: gli stadi chiusi, gli sponsor che danno meno soldi e il trading tra i giocatori ridotto hanno messo i bilanci, già in difficoltà, ancora in più in difficoltà. Delle grandi e anche delle altre società - precisa il numero uno granata -. Questo è l’unico caso in cui ci si aspetta un aiuto per uscire dalle secche del momento e per fare le cose in maniera giusta. Il calcio, che finanzia il mondo dello sport, non ha avuto neppure un aiuto nonostante abbia un impatto incredibile sull’umore dei cittadini: ho letto che la vittoria dell’Europeo ha avuto un impatto sul Pil del Paese dell’ 1%. A maggior ragione, il calcio qualcosa deve avere e mi auguro che il Governo dimostri sensibilità. Il cinema, per esempio, ha aiuti incredibili: il tax credit del 40% ai film o alle serie televisive fa sì che tanti vengano a produrre in Italia. Aiutiamo le aziende straniere e non aiutiamo quelle italiane... E anche gli attori sono strapagati come i calciatori. Qualcosa nel calcio va fatto. Io non amo gli aiuti e penso che ognuno debba farcela da solo, ma questo sport che ha un effetto benefico sull’umore della gente deve avere maggiore attenzione". 

Cairo si è poi soffermato anche sul tema dei nuovi stadi, che coinvolge da vicino anche Inter e Milan: "Ci sono molte società che volevano costruire uno stadio e hanno avuto difficoltà notevoli. Poi hanno superato il tema non facendo più lo stadio. Il mondo del calcio di oggi ha ricavi in contrazione o non in crescita perché ha fatto errori in passato. Nel 2012 eravamo il secondo grande mercato dei diritti europei: dietro agli 1,3 miliardi che incassava l’ Inghilterra, c’erano i nostri 900 milioni, poi la Spagna e la Francia. La Lega Serie A ha commesso errori di gestione e non si è capito bene come andare a prendere i soldi dei diritti all’estero. Così non abbiamo avuto incrementi. Se ti mancano i ricavi e vuoi competere a livello azionale e internazionale devi investire sui calciatori e sulle infrastrutture: cosa più facile all’estero dove ci sono meno lacci e lacciuoli. Se non riesci a sviluppare i ricavi, devi operare sui costi, ovvero gli ingaggi dei calciatori e dei tecnici. Devi fare qualcosa lì".

Sezione: News / Data: Mar 08 novembre 2022 alle 05:30 / Fonte: Gazzetta.it
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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