Non era facile scavallare la prima collina. Dopo mesi di agonia, di incertezze e di critiche, l'Inter non stecca la prima in campionato, contro un avversario tutt'altro che semplice. La squadra nerazzurra ci mette 75 minuti per sbloccare risultato e sé stessa, ma alla fine arrivano tre punti meritati.

NUOVE CERTEZZE – Meritati perché il Genoa di Liverani, benché ordinato e intelligente, davanti si vede pochino e, alla lunga, soffre la pressione degli avversari che aumentano i giri con il passare del tempo. L'Inter messa in campo da Walter Mazzarri fa storcere il naso a più d'uno. Perché solo una punta? Perché Kovacic in panchina? Perché Cambiasso mediano? Perché Kuzmanovic dall'inizio? Tutto ha un motivo, dimenticate l'improvvisazione. Il tecnico di San Vincenzo l'ha studiata nei minimi dettagli e non a caso il 3-5-1-1 era la probabile formazione della vigilia. Contro un avversario che schierava due rifinitori dietro Gilardino, era lecito attendersi un'Inter un po' più coperta e meno all'arrembaggio. D'altronde, lo stesso Mazzarri l'ha spiegato bene dopo il fischio finale: c'è la primaria necessità di restituire certezze alla squadra dopo mesi di oblio. Certezze che in Italia fanno rima con difese d'acciaio. E così è stato.

LETTURA PERFETTA – L'Inter, di fatto, ha rischiato solo su una dormita a inizio ripresa, prontamente trasformata in una ripartenza al vetriolo di Guarin (Palacio di pochissimo in ritardo sul cross radente). Handanovic non ha fatto una parata nell'arco dei 90 minuti, una situazione che non accadeva da tempo immemore. E quando i ragazzi di Liverani hanno cominciato ad accusare la fatica, ecco che Mazzarri ha inserito Icardi e Kovacic. Da un lato c'era il dato inconfutabile delle non perfette condizioni di entrambi, dall'altro va evidenziato come l'allenatore toscano abbia agito in maniera chirurgica, colpendo il Genoa quasi scientificamente.

MAZZARRINTER – Sia l'argentino che il croato, infatti, hanno infuso nuova verve all'azione nerazzurra: l'uno con profondità e fisicità, l'altro con strappi e geometrie. Un'Inter convincente, anche perché sia Alvarez che Guarin non si sono risparmiati come troppo spesso facevano in passato. Il primo gol, poi, è il simbolo della Mazzarrinter: cross di un esterno (Jonathan) e gol dell'opposto (Nagatomo). Come a dire: siamo una squadra e lo siamo per intero, da destra a sinistra. E alla fine è proprio questa la sensazione che ha lasciato la prima di campionato: quella di una squadra compatta, umile e con fame, sia dentro che fuori dal campo.

IL CHIRURGO – Mazzarri l'ha saputa prima immaginare e poi disegnare sul campo proprio come voleva lui. I ragazzi hanno risposto tutti 'presente'. Un primo passo incoraggiante, in attesa magari di qualche ultimo tassello che potrebbe fare tutta la differenza del mondo. Intanto, Moratti si gode la sua nuova Inter e il suo allenatore chirurgo.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 26 agosto 2013 alle 11:35
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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