E' di ieri la notizia, rilanciata dalla Gazzetta dello Sport, del probabile affondo del Manchester United per Ivan Perisic. Dopo i rumors dei giorni scorsi, con il blitz di Mourinho a Zagabria durante la sosta per le Nazionali, i bollori di mercato attorno al croato si erano raffreddati, con gli addetti ai lavori che parlavano di "incedibilità" da parte di Suning. Nelle ultime ore, invece, la rosea ha spiegato come i Red Devils potrebbero tornare all'assalto e mettere sul piatto una "maxi offerta" per l'ex Wolfsburg. Si parla di 60 milioni di euro. Sempre stando a quanto riferisce il quotidiano milanese, Zhang e i suoi starebbero riflettendo sull'eventualità di cedere Perisic per poi dare l'assalto al duo italiano Bernardeschi-Berardi. In tal senso, sarebbero tante le valutazioni da approfondire.
DAVVERO "MAXI"? - La prima domanda che ci poniamo è: sono davvero sufficienti 60 milioni per pensare di vendere Perisic? E' da considerarsi davvero "maxi" questa valutazione? Se pesiamo il valore tecnico, lo status, l'età e la carriera del croato, saremmo anche tentati di rispondere affermativamente. Ma, come dicono quelli bravi, il valore del cartellino lo fa il mercato. E qui subentrano tanti dettagli non trascurabili. Per i prezzi che si leggono e che girano da svariate sessioni di mercato, forse 60 milioni non sarebbero tutta questa enorme ricompensa per dare via Ivan. Al di là della bravura tecnico-tattica dell'elemento in questione, c'è da considerare il panorama generale degli esterni offensivi e la rosa attuale dell'Inter. Ossia: quello di cui poi i nerazzurri avrebbero bisogno in caso di addio del croato.
L'EREDE – Perisic è un elemento di provata esperienza e di sicuro affidamento. Infaticabile sulla fascia come il più arcigno dei terzini, ma al contempo dotato di dribbling e qualità offensive fuori dalla norma. Un atleta completo, difficilmente reperibile sul mercato, visto che sa farsi valere anche in elevazione e per fisicità. Lui è uno che ama partire da sinistra, mentre – ad esempio – Berardi e Bernardeschi sono entrambi mancini che rendono meglio sulla destra o, al massimo, dietro la punta. Insomma, pur volendo tralasciare l'aspetto del valore generale (Perisic resta al momento di un altro livello rispetto ai due italiani), non potrebbero essere certamente loro i suoi eredi per caratteristiche e per personalità.
IL VERO UPGRADE – Insomma, finora si è capito che dare via Perisic per 60 milioni non sarebbe questo grande affare che a primo impatto potrebbe sembrare. Dando uno sguardo in giro per il mondo, ci accorgiamo pure che, volendo migliorare in quel settore di campo dicendo addio al croato, si dovrebbe ricorrere a un top-player assoluto. Conoscendo le mire di Suning, il discorso pare fattibile. Ma, andando sul concreto, quali sarebbero questi giocatori in grado davvero di non far rimpiangere Perisic? Le strade sarebbero due: o investire su un profilo futuribile di (quasi) sicuro avvenire oppure spendere (tantissimo) su un talento già affermato. Della prima categoria fanno parte i vari Depay, Sterling, Draxler, Sané, Dembelé o Ferreira-Carrasco. Per quanto riguarda la seconda categoria, invece, il mirino cadrebbe su gente come Cristiano Ronaldo, Neymar, Hazard, Alexis Sanchez (che però ormai, al pari di CR7, gioca da centravanti), Reus, Douglas Costa, Insigne, Griezmann o Mertens. Tutti loro, giovani e meno giovani, sono irraggiungibili, incedibili o comunque dello stesso livello di Perisic, se non inferiori.
NON NE VALE LA PENA – A queste condizioni, tutto considerato, la logica ci suggerisce che, in fondo, vendere Ivan Perisic al vecchio amico Mourinho (o chi per lui) forse non è l'idea più brillante per iniziare ad allestire una rosa vincente che voglia colmare il gap con la Juventus e tornare in Champions League. Un gruppo di giocatori del tutto migliorabile, però magari non esattamente in quella zona di campo occupata da uno dei pochi top-player nerazzurri. Come dimostrato, separarsi dal numero 44 croato vorrebbe dire incassare una cifra certamente cospicua, ma con la quale non si riuscirebbe certamente ad arrivare a qualcuno più forte, con la spiacevole conseguenza di ritrovarsi in difficoltà. Si potrebbe certamente valutare un cambio di modulo, passando alle due punte. E anche il fatto di non disputare la Champions non sarebbe così vincolante per l'arrivo di un campionissimo al posto del croato: Pogba, per dire, è andato allo United ben sapendo di giocare l'Europa League e che vincere subito la Premier sarebbe stato complicato. Pesa il progetto. Però perché complicarsi la vita in partenza?
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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