"Come si vive una vigilia come quella di oggi?" è una delle domande poste a Beppe Marotta, protagonista dal palco allestito presso Palazzo Lombardia a Milano in occasione dell'evento 'Serie C business value'. Il presidente nerazzurro parla delle sensazioni vissute a poco più di 24 ore dalla semifinale di ritorno di Champions League contro il Barcellona: "Credo che l’emozione non sia intaccata dall’esperienza e dalla competenza. Una partita come quella di domani per me è molto importante. La vigilia la vivi anche come sempre, anche con gli amici: l'adrenalina fa parte del bello del calcio. Io ho vissuto l’epoca in cui sono arrivati gli agenti dei calciatori e avrei potuto fare l'agente. Però l’adrenalina di quando fai il dirigente non ce l'hanno, quindi sono contento di soffrire e di vivere in questo contesto". 

Parlando della Serie C, Marotta non dimentica di sottolineare l'importanza della gavetta che l'ha portato ad avere questa importante carriera:
"Questo campionato rappresenta una palestra di vita. E non solo per la crescita dei ragazzi, che poi possono diventare professionisti o meno. Il mio caso è emblematico. Oggi sono qua anche in rappresentanza del calcio di Serie C, se sono presidente dell’Inter è perché ho fatto gavetta nelle categorie inferiori. Io ho iniziato nel ’79/80, avevo 22 anni e vincemmo il campionato di Serie C col Varese: ero un direttore generale e comunque prendevo delle decisioni, pur avevo un presidente molto attivo. Ho appreso quelle che erano le qualità richieste al mondo del calcio".

Alla fine di quell’anno ci fu il primo grande affare con Rampulla.

"Quell’anno la società passò dalla famiglia Borghi a Colantuoni: mi disse che avrebbe puntato su di me, ma dovevo superare l’esame di scegliere l’allenatore. Pensai che il direttore del corso di Coverciano dell’epoca potesse consigliarmi, quindi gli chiesi su cui puntare e mi parlò di un ragazzo che si chiamava Eugenio Fascetti: è stata la mia fortuna, ho scelto l’allenatore giusto. Però non è stata l’unica esperienza,:un anno con il Monza ho vinto con una scuola di ragazzi collaborando con Giovanni Carnevali. Anche quella è stata una bellissima esperienza, vincemmo la Coppa Italia di Serie C e due anni dopo persi lo spareggio con il Como contro il Venezia. Anche quell’anno avevo come allenatore Bersellini: lui aveva vinto uno scudetto con l’Inter. Questa è un’altra caratteristica: grandi allenatori e dirigenti scesi in C testimoniano la valenza di questo campionato. Io ne sono testimone”.

Se potesse scegliere un campione tra quelli con cui ha lavorato, chi sceglierebbe?
"Tutti. I premi individuali come il Pallone d’Oro vanno generalmente agli attaccanti, ma poi c’è gente come Chiellini (presente sul palco, ndr) che menava ma è stato un grande campione. Di lui bisogna apprezzarne le qualità umane, professionali e di leadership. Se fa solo gol ed è un campione singolo, il campione non fa squadra".

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Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 05 maggio 2025 alle 12:56
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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