"Se allena Stramaccioni posso farlo anche io". Citazione, Bruno Giordano. Sì, lo ha detto anche lui. Il tecnico che in una stagione di Serie A col Messina riuscì a farsi esonerare per ben due volte e che molti ricordano in panchina solo per un piccolo litigio con Materazzi in un Inter-Messina. Una tendenza, una moda, quella di attaccare il giovane tecnico nerazzurro, che però sta contagiando un po' tutti in questo periodo. C'è un potenziale allenatore dell'Inter in ogni condominio italiano: "alla fine in campo ci scendono i giocatori", dicono loro. E a "fare simpatia davanti alle telecamere siamo bravi un po' tutti". Forse però in pochi prendono in considerazione i cambiamenti radicali messi in atto da mesi, tutti dimenticano che 5/11 della formazione di quest'anno non sono gli stessi dello scorso.

Dopo quattro giornate di campionato però, ci si diverte a mettere in dubbio l'operato del tecnico. Quale preda più facile? Non si aspettava altro, d'altronde. Tutti, anche i più giovani, sentono dentro il bisogno di insegnare qualcosa all'allenatore nerazzurro. Lui, dal suo canto, vuoi per l'innegabile mancanza di esperienza, vuoi per la poca abitudine a reggere pressioni, ha sbottato. Non ha sopportato gli attacchi velenosi verso la squadra. E adesso lo dipingono come un bambino capriccioso, uno che si trova lì per caso. Ma, come confermato quest'oggi in conferenza stampa lui non ha assolutamente intenzione di mollare la nave, perché d'altronde "se la lasci dopo due onde, fare l'allenatore non è cosa tua". E quindi "rispetto per il lavoro altrui, ma si continua a camminare lungo la strada intrapresa".

Non è questione di prendere le difese della società, a prescindere. C'è una squadra che è tornata a correre per questi colori, una squadra che finalmente sembra aver trovato l'appetito dopo il saziante Treble. Sembrava che vestire la maglia dell'Inter fosse diventata la cosa più atroce del mondo, ma abbiamo visto senatori con la testa già a Madrid correre ad abbracciare il proprio allenatore dopo un gol nel derby. Stiamo parlando di un tecnico, Stramaccioni, che nelle categorie in cui ha lavorato ha sempre fatto bene. Nessuna (o quasi) Champions League vinta, zero precedenti in Serie A. Ma Stramaccioni non merita la sfiducia di chi lo elogiava fino a poco tempo fa, nè le grandi aspettative di chi vede in lui una versione 'alla carbonara' di Mourinho. Non è scritto da nessuna parte che per essere un grande tecnico devi aver fatto tanta gavetta, e di esempi ne abbiamo tanti.

Prendetelo così com'è: semplice, schietto, anche imprudente. Ma il progetto Inter lo ha sposato, e la squadra lo ascolta. Vedremo come e cosa cambierà dopo i tanto auspicati stravolgimenti tattici. Se sarà difesa a tre o no, "questa è una squadra che viaggia tutta unita verso un unico grande obiettivo", le sue parole oggi. Per un Cassano in meno, ci sarà un centrocampista in più. Gli esterni avranno modo di mettersi in evidenza, in quello che gli riesce meglio, ovvero attaccare. E poi torna Chivu, uno che fino a poco fa sembrava l'artefice di tutti i mali, e che ora è diventato il perno di ogni ipotesi di formazione. Il calcio è questo Strama, lo sai anche tu.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 25 settembre 2012 alle 15:58
Autore: Mario Garau / Twitter: @MarioGarau
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