A poche ore dall’ufficialità del suo passaggio all’Inter, TSN, uno dei principali network sportivi del Canada, propone su YouTube un servizio su Tajon Buchanan, il nuovo arrivo in casa nerazzurra. Dando voce non solo al diretto interessato, ma anche alle persone a lui più vicine, come la madre che rivela come il suo numero preferito sia l’otto e che pensando ai passi da gigante compiuti dal figlio ammette di provare una grande gioia ed emozione. Buchanan debutta parlando proprio dei primi passi: “Riflettendo sul mio percorso, devo dire che è stato molto difficile: ricordo che quando giocavo nei parchi, ero solo io col pallone. Volevo diventare un calciatore professionista, era tutto sotto il mio controllo: eravamo solo io e il pallone”.

La vita di Buchanan, raggiunto da TSN nella città di Bruges, è stata segnata da un grave lutto quando era ragazzino, la morte del padre biologico avvenuta quando aveva sette anni: “Ovviamente è stato un periodo molto buio per me e per tutta la mia famiglia; ma dovevo andare avanti. Tanti pensano che essendo piccolo non ricordi la figura di mio padre, invece io lo ricordo molto bene”. E lui è andato avanti fino a riuscire a realizzare il suo più grande desiderio: “Volevo giocare in Europa da quando ero ragazzo e ora mi trovo qui, è una cosa incredibile. Cosa ho provato nel sentire i cori dei tifosi del Bruges per la prima volta? È stata una cosa che non avevo mai provato in tutta la mia vita, è stato sorprendente. Ma è un qualcosa per la quale ho lavorato per tutta la mia vita. La firma col Bruges non mi ha colpito finché non sono arrivato qui. Il Bruges è una squadra da Champions. Ora sono pronto a mostrare cosa posso fare sui più grandi palcoscenici del mondo. Cosa voglio dire ai difensori che mi aspettano? Niente, non hanno bisogno di sapere nulla. Siamo solo io e il pallone”.

Cosa lo ha portato a scegliere il calcio? “Ho iniziato quando avevo sei anni, in una lega ricreativa per bambini. Mi ci ha portato mio padre. In quel momento sei un bambino, la cosa a cui pensi è goderti la vita e divertirti. Ho pensato che diventare un calciatore professionista avrebbe reso orgoglioso mio padre”. Al punto da seguire il suo ex tecnico Chrys Chrysantou in Colorado quando aveva solo 16 anni: “Sentivo che non potevo non centrare i miei obiettivi. Volevo diventare il miglior calciatore possibile, qualunque cosa avesse comportato”.

La sua esperienza negli States non è iniziata nel migliore dei modi, tra nostalgia per i familiari e le limitazioni sofferte a livello regolamentare: “Ma non avevo piani B, se comincio a pensare a piani B allora vuol dire che non centro il mio obiettivo A”. E la sua perseveranza è stata premiata con la borsa di studio per l’accesso alla prestigiosa università di Syracuse fino alla chiamata dei New England Revolution nel Super Draft 2019: “La gente ha iniziato a prendermi seriamente come calciatore. Quando senti tutto lo staff tecnico che crede in te, tu vuoi solo dimostrare loro che hanno ragione”.

Ha mai pensato Buchanan di non avere la possibilità di giocare col Canada? “Sì, quando fu diramata la lista per il Mondiale Under 20 e non fui convocato. Mi ha fatto molto male, pensavo che non avrei mai avuto queste chance”. In chiusura, il suo pensiero è per tutti quelli che lo hanno spinto nella sua carriera: “Tanta gente ha un ruolo importante, io gioco per loro. E gioco per mio padre, senza la mia famiglia non sarei dove sono”.

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Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 06 gennaio 2024 alle 18:50
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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