"I titoli son sempre rimasti 15, perché poi li abbiamo vinti anche dal 2006 al 2011. Siamo stati la squadra con più titoli nel quinquennio. Mi sono divertito da pazzi". Comincia con queste parole la lunga chiacchierata di Marco Branca ai microfoni di Gianluca Rossi TV. L'ex calciatore dell'Inter e dirigente nerazzurro ai tempi del Triplete parla della squadra di Inzaghi, ma ovviamente anche del suo passato a Milano. 

Si riesce a tenere la testa su due fronti?
"È tutta questione di allenamento dell’ambizione, non fisico. L’ambizione si allena tutti i giorni con le parole, con gli stimoli, con i paragoni, con la storia. Si allena con la voglia di essere sempre tra i primi, se non i primi. E questo lo alleni con i comportamenti e gli atteggiamenti, ogni giorno".

Come fai a mettere questi concetti nella testa?
"Lo fai giornalmente, perché se ogni giorno tieni il livello alto te lo ritrovi anche la domenica. Altrimenti qualche cosa ti salta". 

Come avete fatto voi nell'anno del Triplete a concentrarvi su più obiettivi?
"A un certo punto stavamo perdendo scudetto e Champions League, perché a due minuti dalla fine a Kiev pareggiavamo. Già nella prima fase abbiamo incontrato difficoltà, ma se uno ha l'ambizione... L'allenatore può fare delle previsioni su chi far giocare, lo faceva anche José (Mourinho, ndr), ma poi c'è la professionalità personale. Noi eravamo ambiziosi in qualsiasi partita, anche con le piccole. Volevamo dimostrare di essere più bravi dell'avversario. A volte c'era minutaggio in meno per qualcuno, invece oggi ci sono i cinque cambi. Hai la possibilità di tenere in forma mentalmente e fisicamente più giocatori, però l'unico allenamento è la voglia incrollabile di vincere: questo è l'unico allenamento che ti porta a vincerne uno, duo o tre (di trofei, ndr)".

Quell'annata lì però è irripetibile.
"Di irripetibile non c’è niente, c’è sempre qualcun altro che alla fine lo fa. Noi siamo strafelici di aver vissuto quel periodo, ma mi auguro che ce ne siano altri nel prossimo futuro dell’Inter".

Torneresti in un club?
"Ora sono direttore strategico di un'agenzia di giovanotti, meno giovani e più anziani. Gestisco, sempre nel calcio. Se capita qualcosa, ben volentieri. Ruoli del genere mancano sempre perché ti danno una spinta diversa, ma quello che sto facendo adesso mi piace". 

Chi giocherebbe oggi dell’Inter del Triplete?
"È una cosa antipatica perché farei un torto a tutti quelli che hanno dato l’anima in quegli anni".

L'Inter può ripetersi?
"Secondo me sì. La Champions League è più definibile a marzo, ma l’Inter può ripetersi in campionato".

Ti aspettavi Thiago Motta allenatore?
"Si capiva da come giocava che avrebbe potuto farlo. Se vedi giocare uno così, anche senza averci mai parlato, dici: 'quello farà l'allenatore'".

Quindi l'Inter è ancora favorita?
"Assolutamente sì. Taremi mi piace, Marko (Arnautovic, ndr) spero sia meno bersagliato dagli infortuni. Gli altri due (Lautaro Martinez e Thuram, ndr) sono forti: se hanno l’ambizione, possono farcela anche quest’anno". 

Sui vecchi colpi. 
"Ho preso lui, ho preso Pandev... ne ho presi tanti, son contento perché son stati bravi. Arnautovic non era maturo, poi ha fatto la sua bella carriera e ora spesso che non si faccia spesso male". 

L'operazione più difficile? Hai un rimpianto?
"Le operazioni non sono state tutte facile, ma bene o male sono sempre riuscito ad andare assieme. Rimpianto nessuno perché il primo dispiacere di non aver fatto una mezza cosa veniva compensato dal fatto che dopo un paio di mesi forse è stato meglio non farla". 

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Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 03 ottobre 2024 alle 17:40
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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