Ospite per una lunga chiacchierata sul canale Twitch di Ocwsport, Walter Zenga affronta tanti temi, partendo da un parallelo con la sua carriera e quella di Diego Simeone: "Io non sono abituato a dire ‘ma perché c’è questo quello’, non punto il dito contro nessuno. Ho fatto delle scelte sbagliate. Simeone ha fatto un percorso per arrivare dov’è ora, io quando ero a Catania mi sono fatto abbindolare da dalle richieste particolari. Avevo anche richieste come quelle della Lazio, poi sono andato al Palermo. In quel preciso momento è stata una scena sbagliata, avrei dovuto fare un altro anno di apprendistato a Catania, continuando a seguire una logica di percorso. Il karma c’è sempre nella vita: dopo 6 mesi a Palermo mi hanno mandato via, in Arabia Saudita non mi hanno pagato per 6 mesi. Ho passato tre squadre in un anno e poi son sempre andato in posti in cui mi offrivano solo contratti di un anno. Il mio errore è stato non seguire un percorso di crescita".

I PROBLEMI PER IL PASSAGGIO DA CATANIA A PALERMO - "Oggi nel 2021 Conte che è juventino può allenare l’Inter, siamo nel 2021 ed è una cosa sdoganata da tempo".

L’AFFARE CALHANOGLU - "Nel momento in cui Eriksen ha un problema, e meno male si è salvato, l’Inter si ritrova con un buco importante in rosa. E arriva l’incastro con il giocatore che non ha rinnovato con il suo club ed è libero, e poi ha più o meno quelle caratteristiche. Calhanoglu si è trovato al posto giusto al momento giusto. L’Inter avrà chiesto a Inzaghi e lui avrà dato il suo ex, poi eticamente parlando passare da una sponda all’altra della stessa città è un po’ complicato".

IL RUOLO DEL PORTIERE - "È cambiato. Da uomo e da allenatore ti devi aggiornare: se c’è un discorso che cambia come giocare il pallone in area, un allenatore deve adattarsi. Ma dipende sempre tutto dalla qualità dei giocatori che hai. Alcuni per il ruolo e l’obiettivo che hanno calciano la palla avanti e non la giocano. Dipende tutto dalle qualità che hai".

SUL FUTURO - "La panchina della Fiorentina è libera? Tutte le volte che vado a Firenze mi hanno sempre preso in giro, ma questo è sinonimo di rispetto perché se vieni ignorato non conti. Avercene di piazze come Firenze… ho messo anche la maglia in tinta viola oggi (ride, ndr)".

SULLA VICINANZA ALL’INTER PER IL POST CONTE - "Nessuno mi ha chiesto. Io sono andato all’Inter che avevo 10 anni, ho fatto la trafila e sono tornato dopo i vari prestiti. Poi son diventato titolare dopo un anno di panchina: ho passato 22 anni in una società, sono nato interista, andavo in curva. Riunioni con gli ultras? Ho tanti amici ultras, certo. Ci trovavamo in bar a Milano, ma il problema è che poi questa cosa mi si è ritorta contro quando stavo per firmare con il Napoli. I miei amici ultrà non mi parlavano più, è stata una roba pesante. C’è stato un momento in cui sono stato vicino alla panchina dell’Inter e ne abbiamo parlato, poi non si è fatto nulla. Era il mio sogno. La cosa più bella per me è che tutte le volte che torno a San Siro è come che avessi smesso di giocare 6 mesi fa".

Sezione: Focus / Data: Ven 25 giugno 2021 alle 20:01
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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