Bella intervista del Corriere dello Sport a Dejan Stankovic che ripercorre anche la sua lunga partentesi all'Inter.

Mihajlovic un padre di soli nove anni più vecchio. 
"Te l’ho detto, mi ha preso che avevo diciannove anni, non sapevo nulla della vita. Se oggi sono questo, un uomo risolto, lo devo a lui". 
 
Curioso che chi ti chiama fratellino, Mourinho, non ne abbia nove, ma sedici più di te. Qualcosa non torna.  
"Mourinho lo stimo tantissimo. Arrivò all’Inter che avevo già trent’anni e pensavo di aver dato tutto, anche nel privato. José riuscì a migliorarmi di quel 20, 30 per cento che non sapevo di possedere. Non ci siamo più persi di vista, lo sento ancora oggi, gli chiedo consigli, ci scambiamo pareri, è un uomo e un allenatore di un’intelligenza e capacità non comuni. Lui allena tutti. Giocatori, dirigenti, staff, media, tifosi. Li allena, non li manipola. È empatico, coinvolgente. Proprio come Sinisa, divide. Zero compromessi: o gli stai alla larga oppure lo stimi profondamente. Penso che qualcuno non abbia ancora percepito la grandezza di José. O non la voglia accettare...".

Ancora su Mihajlovic...  
"Tornando a Sinisa, ricordo quando arrivò all’Inter. Dicevano che l’avessero preso soltanto perché era l’amico di Mancini. Gli bastarono poche partite per cambiare la gente. Ogni volta che andava a calciare dall’angolo il pubblico di quel settore si alzava in piedi e se lui stava per battere una punizione San Siro gridava il suo nome".  

Mou lo trovi superato?  
"Superato? Ha vinto tanto e continua a voler vincere, la sua squadra ha momenti in cui gioca bene e altri meno bene, ma alla fine arriva al risultato. Il calcio è molto cambiato. C’era un calcio nel 2008-2010 e ce n’è uno differente nel 2020-23. José sa adattarsi perfettamente ai cambiamenti. Per prima cosa, si rende conto di quello che ha a disposizione, della qualità e delle caratteristiche dei giocatori che allena. Poi cerca di metterli nella condizione di esprimersi al massimo e anche qualcosa di più".  

E l’allenatore Stankovic com’è? 
"Non ho paura dell’insuccesso, niente mi spaventa. In carriera ho vinto tanto e perso... Ma vuoi chiedermi della Samp, immagino, di questa sfida". 
 
Deki, in fondo ti senti più laziale o interista? 
"La Lazio mi ha dato la prima grande opportunità, la più importante, e sarò sempre riconoscente a Cragnotti. Con l’Inter abbiamo cambiato la storia del club. Due tappe di una vita".

Un altro tuo compagno di viaggio è stato ed è Roberto Mancini. 
"Con la Nazionale ha fatto una cosa straordinaria, la gente ha la memoria corta. Mancio lavora tanto in campo, è un grande lavoratore". 
 
E il presente del campionato chi o cosa è? 
"Il Napoli, un sogno di squadra e un grande allenatore, il più bel calcio d’Europa".

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Sezione: Focus / Data: Dom 26 marzo 2023 alle 08:50 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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