Mirino sul futuro per Lorenzo Gavioli, prodotto del settore giovanile dell'Inter che, a tre anni di distanza dall'addio alle giovanili, si guarda indietro confidandosi tra ricordi e ambizioni. “La prima cosa che mi viene in mente pensando al nerazzurro? L'emozione di vestire una maglia con una storia incredibile, una squadra dove si gioca solo per vincere. È tutto un altro mondo”, ha raccontato a FcInterNews.it il centrocampista classe 2000, che nel frattempo si è accasato al Renate dopo 6 mesi a Reggio Calabria (intervista realizzata prima di Monza-Reggina).

All'Inter ci arriva a 14 anni, dopo il percorso nelle giovanili della SPAL.
“L'inizio è stato difficile, lasciare la famiglia così presto è stata una sfida. Dal punto di vista calcistico è andato tutto bene, abbiamo sempre avuto delle squadre forti, mentre da quello umano c'è voluto un po' di tempo prima di adattarsi”.

In nerazzurro di vittorie ne ha vissute tante. Qual è stata la più importante?
“La finale Primavera con la Fiorentina nel 2018, vinta 2-0 ai supplementari. Il raddoppio me lo ricordo benissimo: recupero palla, salto Caso e metto in mezzo per Rover che segna sulla ribattuta di Cerofolini. Un'emozione incredibile, il ricordo più bello che ho”.

Tra i ricordi c'è anche una panchina in Europa League, in casa contro l’Eintracht Francoforte.
“Una grande emozione anche quella. Un attimo prima ero con la Primavera e quello dopo stavo a scaldarmi con la prima squadra con qualche tifoso sugli spalti a urlare il mio nome. Sarei potuto entrare? C'erano pochi disponibili, così a fine primo tempo il vice di Spalletti ha detto a me, Esposito e Merola di prepararci. Peccato si sia andati sotto nel punteggio e, vista l'esigenza di recuperare, siano entrati loro due. Avevo solo 18 anni, già scaldarsi per entrare in Europa League è stata una vittoria (sorride, ndr)”.

Venezia, Ravenna, Feralpisalò e Reggina. Come si sta trovando tra i professionisti?
“Venendo dall'Inter ero abituato a degli standard altissimi, venivamo trattati con i guanti in tutto: dagli allenamenti alle trasferte. Il divario tra categorie è incredibile, questo è tutto un altro mondo. Venezia è stata una parentesi, a Ravenna siamo stati frenati dal Covid-19 e alla Feralpisalò ho fatto bene in una società che si piazza in alto ogni anno. Reggina? Sono stati sei mesi particolari. Siamo partiti benissimo, poi una volta subentrate le difficoltà il mister ha preferito affidarsi agli esperti. Qui imparo ogni giorno dai miei compagni, nel mio ruolo gente come Hetemaj e Crisetig hanno alle spalle anni di Serie A. Ognuno di noi ha il suo percorso, se non mi sono ancora affermato in Serie B vuol dire che non è arrivato il mio momento”.

Cosa servirà a Gavioli per compiere il salto di qualità?
“Dovrò calarmi nella realtà in cui mi trovo, concentrarmi sul lavoro quotidiano e fare di più... Tutte cose a cui non sono abituato perché avevo tutto. È capitato che all'Inter non mi sia allenato benissimo in settimana e poi alla domenica abbia spaccato tutto, ma nel calcio dei grandi non funziona così. Il talento non basta, devi lavorare sempre di più. Sto cercando di migliorarmi ogni giorno, solo questo mi permetterà di arrivare al livello più alto possibile”.

Ha inquadrato il problema di tanti giovani.
“Arrivare qui pensando di essere forti per aver fatto un paio di anni nel settore giovanile di un top club è sbagliato, anche perché troverai gente che ha fatto il tuo stesso percorso in passato. Calarsi il prima possibile nella nuova realtà è fondamentale, bisogna capirlo subito. Ma non è facile. Sono tanti i giovani usciti dalla Primavera a cui era stato ipotizzato un futuro tra Serie A e Champions League e nel giro di qualche stagione si ritrovano tra Serie C e dilettanti. So che è difficile da capire e accettare, perciò vorrei dare un consiglio: il talento può essere portato avanti solo col lavoro”.

Giacomo Principato

Sezione: Esclusive / Data: Lun 24 gennaio 2022 alle 15:10
Autore: Redazione FcInterNews.it
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