Esistono due modi per accogliere un weekend tanto sorridente come quello appena trascorso.
Il primo lasciato all'entusiasmo incondizionato, il secondo legato a una prudenza più serena.
Sono troppe le occasioni in cui i grandi acquisti o le premesse formidabili sono andate a sbattere contro una realtà complessa e indistinguibile. 
Esattamente sette giorni fa c'era un clima in fase di depressione acuta, accentuata dalla rinascita fragorosa del Milan. I tifosi erano furenti per l'immobilismo nerazzurro e anche io, poco prima dell'editoriale, avevo cercato informazioni da colleghi esperti di mercato e altri legati alla finanza, per capire se potevo andare in una direzione più ottimistica o restare in un versante critico. 
Ebbene tutti, ma proprio tutti mi avevano assicurato che l'Inter non aveva soldi, che Thohir avrebbe fatto un mercato interessante ma prudente, che Mancini era tentato di andarsene e il progetto rischiava il crac dal principio. 
La realtà di quello che è accaduto in pochi giorni sembra aver clamorosamente tradito le valutazioni, e relativi pronostici, che orientavano il giudizio sulla società. 
Insomma l'Inter ha fatto, in 36 ore, uno degli acquisti piu cari della storia strappandolo alla concorrenza di un Milan che in pochi giorni ha perso tre giocatori (Ibra, J. Martinez e proprio Kondogbia) e nessuno lo aveva minimamente pronosticato.  
È un fatto del tutto nuovo e che si inserisce prepotentemente nella nuova storia dell'Inter e che ha a che fare con le nuove modalità affaristiche, con attori semisconosciuti, fondi di investimento stranieri e relazioni internazionali in grado di mutare l'esito di un affare.
Un mondo calcistico nuovo e indecifrabile, come dimostrano i numerosi servizi giornalistici che hanno dato per fatti alcuni affari rossoneri e chiuso qualunque possibilità di acquisto di livello per i nerazzurri.
La scorsa settimana avevo fatto notare che l'Inter aveva provato per Dybala, Yaya Touré, Benatia, Cuadrado e altri, offrendo cifre che si erano rivelate inadeguate. Non capivo come fosse possibile fallire anche mediaticamente un numero così consistente di obiettivi, pur avendo una cifra interessante da spendere (a dimostrarlo i 24 milioni offerti per Dybala e le cifre che la dirigenza era disposta a sobbarcarsi per l'ingaggio di Touré). Qualcosa in società è accaduto, perché la determinazione con la quale ha messo la freccia per Kondogbia e l'esborso per il suo acquisto, appartengono più alla straordinarietà che all'ordinario. E il fatto che Mancini abbia personalmente chiamato il francese per convincerlo ha ufficialmente messo il tecnico nella posizione di manager, ruolo nel quale lo ritengo fondamentale. Bisognerebbe poi trovare conferma riguardo le voci che davano Mancini dimissionario in caso di mancato acquisto di Kondogbia. 
E veniamo al secondo scenario che viaggia ai confini del paradosso, sfruttando il vento dell'incoerenza senza pentimento dell'opinione pubblica. Fino a sabato 20 ho sentito da ogni parte accuse rivolte a Thohir di essere un presidente senza soldi, un uomo oscuro venuto da un Paese lontano e tenuto in piedi da un giro di società con sede alle Cayman. Ho poi ascoltato le relative certezze su squadre che, senza coppe, non potevano acquistare nessun grande nome. Ho iniziato anche io a pensare che non si potesse scardinare questo stato delle cose, irrimediabilmente,  perpetuamente, complici anche i venti giorni di nulla cosmico.
Poi è arrivato Miranda, abbinato al già acquisito Murillo, infine l'incredibile acquisto di Kondogbia. 
Così si è levata la voce che Thohir, se prima non spendeva niente, ora spende troppo.
Un capolavoro di incoerenza. 
La morale è che il fair play finanziario è filosoficamente corretto ma sbagliato nella pratica.
Se l'Inter vuole sopravvivere è costretta a investire, a restare nell'elíte del calcio che conta, con spese che vadano anche oltre le proprie capacità. Diversamente si rischia un irreversibile processo di normalizzazione che fa perdere sponsor, potere e tifosi. L'Inter deve perseguire la politica del bilancio in regola ma alle sue condizioni. Ora il destino è nelle sue mani.
L'arrivo di Kondogbia porta inevitabilmente a cessioni eccellenti. Due su tre tra Guarin, Kovacic ed Hernanes dovrebbero lasciare l'Inter ma si parla persino di Shaqiri qualora ci fosse la possibilità di un altro acquisto eccellente. Inutile fare una disamina tecnica su che squadra potrebbe essere, quando ci sono diversi giocatori in rosa che saranno ceduti e altri che arriveranno.
Quello che conta è che l'Inter sta lavorando seriamente per una stagione importante anche se non significa stia facendo le mosse perfette per allestire una rosa da scudetto. Ma le intenzioni ora hanno una forma.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 22 giugno 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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