Da Kiev al Twente, nella speranza che Gianbattista Vico abbia ragione citando la teoria dei corsi e ricorsi storici. In questo caso, a prima vista, sono poche le attinenze tra la vittoria dell’Inter di Mourinho al Lobanovski Stadium, che è valsa la svolta dell’esperienza Champions nerazzurra (i famosi 3 minuti che hanno cambiato la storia interista), e quella ottenuta dalla squadra di Benitez contro il Twente. In comune, entrambe hanno un contesto psicologicamente complicato in cui si sono svolte, e il fatto di essere arrivate con le unghie e con i denti. La mia speranza è che le due vittorie possano vantare un altro filo conduttore: essere spartiacque della stagione dell’Inter.

Non pretendo che adesso inizi la cavalcata verso la conquista della seconda Champions, oggi sarebbe utopistico. Ma mi auguro che Benitez abbia avuto ragione sostenendo che i suoi giocatori avrebbero conquistato il primo di una lunga serie di successi, finalizzati a portarli al di fuori delle sabbie mobili in cui riversavano (e tutt'ora riversano). Un successo scaccia fantasmi, insomma, e non è un caso se a firmarlo sia stato un uomo della vecchia guardia, Cambiasso, la cui assenza si è tremendamente sentita negli ultimi tempi. Fisicamente i calciatori scesi in campo patiscono ancora il periodo di magra ancora in corso, ma almeno con la testa, salvo una fase di sbandamento nel primo tempo, dimostrano di poterne uscire. È bastato un gol a cambiare la storia di questa Inter, a restituirle il sorriso, l’entusiasmo, la voglia di tornare al passato. Il vero valore aggiunto è stato però difenderlo fino in fondo, evitando di gettare al vento questo successo fondamentale.

Non è tutto rose e fiori, ma dopo la qualificazione anticipata agli ottavi di Champions il futuro può essere guardato con occhi più ottimistici, senza perdere di vista che la strada da percorrere è ancora lunga, lunghissima. Per il momento, comunque, ci si può accontentare, auspicando che oltre ai 3 punti tornino a disposizione anche altri pezzi grossi della rosa nerazzurra. Solo allora si potrà giudicare bene questa squadra, che finora ha offerto davvero poco rispetto a quanto le viene accreditato, per colpe che vanno condivise da tutti. Anche Benitez, smaltito il terrore per una chiusura di primo tempo a dir poco sofferente, ha finalmente raccolto quanto sperato. Occhio però: il tecnico spagnolo resta sotto esame, quello contro il Twente è solo un antibiotico, ma non bisogna abbassare lo sguardo o perdere concentrazione altrimenti il virus tornerà a espandersi. La crisi è ancora in corso, ma adesso c’è un motivo in più per essere ottimisti. Andiamo avanti e incrociamo le dita, anche perché, finalmente, la malasorte, almeno per una sera, si è dedicata ad altro.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 25 novembre 2010 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino
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