Incredibile come il mercato dell'Inter ogni anno assomigli sempre più a una maratona del dilanio e sempre meno al giorno in cui i bambini scartano i regali. Per (quasi) tutte le squadre, l'atmosfera che accompagna le vicende della compravendita di calciatori è romantica, sognante, talmente dolce che si sfiora l'eccesso di zuccheri; per l'Inter il discorso è all'opposto. Ed è tutto un frasario ormai noto: austerity, difficoltà, ristrettezze, fase di stallo, posizioni rigide, stenta a decollare, trattativa fredda (che non si scalda), il piatto piange e così via.
Non fa eccezione, chiaramente, nemmeno questa sessione estiva. Eppure, a ben vedere e al netto delle oggettive difficoltà di Suning, tutti i club (non solo italiani) attraversano una crisi evidente dal punto di vista finanziario, che giocoforza si ripercuote sul mercato. Ma l'aria che tira attorno all'Inter appare sempre più cupa: se per gli altri la scenografia è da film romantico o al massimo da commedia, per l'Inter si va sul genere drammatico capace di scivolare talvolta sull'horror. Non ci credete? Provate a indicare un'altra squadra della quale la gran parte dei titolari (e non solo) sia stata messa sul mercato, a turno e a ruota, parlando di tentazioni di qua e mal di pancia di là, utilizzando la formula magia: "Parte in caso di offerta monstre".
L'elenco fa impressione. Skriniar piace al Tottenham e al Psg; De Vrij lo vuole Benitez all'Everton; Bastoni caldeggiato da Guardiola per il suo City; Barella pupillo di Klopp e Ancelotti; Brozovic in scadenza potrebbe essere ceduto; Perisic ha estimatori in Bundesliga; Lukaku ha la corte forsennata del Chelsea; Lautaro obiettivo delle grandi di Spagna. E il gioco prosegue se allarghiamo il discorso anche ai non titolarissimi: Ranocchia-Espanyol, D'Ambrosio-Napoli, Kolarov-Bologna; Sensi-Fiorentina, Vidal-mezzo mondo, Vecino-Napoli... Ed è chiaro che ad allarmare maggiormente i tifosi sono i rumors che riguardano i protagonisti dello scudetto. Detto che la partenza pesante c'è stata (Hakimi), non si può certo escludere nulla, perché il mercato è aperto e le sorprese sono sempre dietro l'angolo. Una frase fatta, che però rispecchia la realtà dei fatti. Nessuno può essere considerato incedibile, specie in un momento come quello attuale. E però è un discorso che riguarda un po' tutti i club, non solo l'Inter come invece sembra di capire. Vale per Lukaku? Certo. Se arriva lo sceicco con 200 milioni, il belga – nonostante l'attaccamento all'Inter e a Milano – riempie la valigia e se ne va. Vale pure per Lautaro, per Barella, per Skriniar... Vale per tutti. Ma vale anche per Dybala, per Theo Hernandez, per Zielinski, per Pellegrini, per Milinkovic-Savic eccetera. Insomma, dov'è la novità? Dov'è la notizia? Da anni il mercato è così, non solo adesso a causa della pandemia. E non è detto che vendere (molto bene) un campione non significhi poi indebolire la squadra: il segreto sta nel reinvestire adeguatamente gli incassi.
"Parte in caso di offerta monstre" è un mantra banale, scontato, ammuffito. Un 'procurato allarme' che non ha alcun senso, se non quello di volere a tutti i costi dare un tono di sensazionalismo a una non-notizia.
Non fa eccezione, chiaramente, nemmeno questa sessione estiva. Eppure, a ben vedere e al netto delle oggettive difficoltà di Suning, tutti i club (non solo italiani) attraversano una crisi evidente dal punto di vista finanziario, che giocoforza si ripercuote sul mercato. Ma l'aria che tira attorno all'Inter appare sempre più cupa: se per gli altri la scenografia è da film romantico o al massimo da commedia, per l'Inter si va sul genere drammatico capace di scivolare talvolta sull'horror. Non ci credete? Provate a indicare un'altra squadra della quale la gran parte dei titolari (e non solo) sia stata messa sul mercato, a turno e a ruota, parlando di tentazioni di qua e mal di pancia di là, utilizzando la formula magia: "Parte in caso di offerta monstre".
L'elenco fa impressione. Skriniar piace al Tottenham e al Psg; De Vrij lo vuole Benitez all'Everton; Bastoni caldeggiato da Guardiola per il suo City; Barella pupillo di Klopp e Ancelotti; Brozovic in scadenza potrebbe essere ceduto; Perisic ha estimatori in Bundesliga; Lukaku ha la corte forsennata del Chelsea; Lautaro obiettivo delle grandi di Spagna. E il gioco prosegue se allarghiamo il discorso anche ai non titolarissimi: Ranocchia-Espanyol, D'Ambrosio-Napoli, Kolarov-Bologna; Sensi-Fiorentina, Vidal-mezzo mondo, Vecino-Napoli... Ed è chiaro che ad allarmare maggiormente i tifosi sono i rumors che riguardano i protagonisti dello scudetto. Detto che la partenza pesante c'è stata (Hakimi), non si può certo escludere nulla, perché il mercato è aperto e le sorprese sono sempre dietro l'angolo. Una frase fatta, che però rispecchia la realtà dei fatti. Nessuno può essere considerato incedibile, specie in un momento come quello attuale. E però è un discorso che riguarda un po' tutti i club, non solo l'Inter come invece sembra di capire. Vale per Lukaku? Certo. Se arriva lo sceicco con 200 milioni, il belga – nonostante l'attaccamento all'Inter e a Milano – riempie la valigia e se ne va. Vale pure per Lautaro, per Barella, per Skriniar... Vale per tutti. Ma vale anche per Dybala, per Theo Hernandez, per Zielinski, per Pellegrini, per Milinkovic-Savic eccetera. Insomma, dov'è la novità? Dov'è la notizia? Da anni il mercato è così, non solo adesso a causa della pandemia. E non è detto che vendere (molto bene) un campione non significhi poi indebolire la squadra: il segreto sta nel reinvestire adeguatamente gli incassi.
"Parte in caso di offerta monstre" è un mantra banale, scontato, ammuffito. Un 'procurato allarme' che non ha alcun senso, se non quello di volere a tutti i costi dare un tono di sensazionalismo a una non-notizia.
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