“Dobbiamo vincere, ma soprattutto convincere”. È una delle dichiarazioni che Rafa Benitez ieri ha rilasciato durante la conferenza stampa ad Abu Dhabi, la prima di questa spedizione. Sembra una delle tante locuzioni cristallizzate del mondo del pallone, ma detta dallo spagnolo assume connotazioni differenti e particolari. Il tecnico di Madrid sa bene che la sua panchina è così bollente che in termini di gradazioni supera di molto il clima locale. Probabile che neanche un trionfo negli Emirati possa assicurargli il posto di lavoro con il nuovo anno. Il tradizionale panettone è sempre lì, sul tavolo in cucina, ma non è detto che Rafa riesca ad addentarlo da allenatore dell’Inter. Ironia della sorte, diventare campione del Mondo e venire licenziato subito dopo. Una beffa che attende l’ex Liverpool, ma che non è del tutto scontata. Penso che per lui qualche possibilità di rimanere ci sia. Nonostante nelle ultime ore si siano moltiplicate le candidature alla sua successione e la ‘carogna’ di Moratti sia salita ad altezze inaspettate, tutto può ancora succedere. Vincere e convincere, due termini che a braccetto fanno la gioia di chi li mette in pratica. Ma, personalmente, in questo momento di convincere me ne frego altissimamente.

Considerato l’andazzo dell’ultimo mese e mezzo, portare a casa il risultato mi renderebbe felice a priori, anche senza prestazioni monstre, ormai un lontano ricordo in casa nerazzurra. Sarei felice di vedere, o meglio, rivedere i campioni che mi hanno fatto sognare fino allo scorso maggio, e non dei giovani lanciati allo sbaraglio o delle seconde linee inadatte al ruolo di titolare dei Campioni d’Europa. Poi, se arriva il successo in entrambe le partite, che sia figlio di calcio champagne o di un autogol al 93’, non mi cambia certo la vita. Perché alla fin fine, e in Italia è legge approvata dal Governo del calcio, quello che fa la differenza è il risultato, non il modo in cui ci arrivi. Lasciamo il cosiddetto ‘spettacolo’ a chi se ne intende e a chi lo pratica da anni con ottimi esiti (mi riferisco chiaramente al Barcellona), salvo poi cadere di fronte alla concretezza di un avversario meno effervescente ma più quadrato (semifinale Champions 2009/2010, ndr). In questo momento, e per vocazione, l’Inter non deve pensare a divertire la gente che la guarda in tv, ma deve limitarsi a raccogliere quanto basta per diventare campione del mondo.

Troppo importante, per noi tifosi, per la società, e per lo stesso Benitez questo traguardo, spartiacque dell’attuale stagione maledetta nerazzurra. Tra qualche mese, anno, decennio, la gente non ricorderà più se la squadra ha convinto con un gioco piacevole, ma solo se alla fine ha alzato al cielo di Abu Dhabi il trofeo. Il resto è banalità che termina nel dimenticatoio salvo rivelarsi nel contenuto di qualche dvd rievocatore. Siamo in ballo, dunque, e balliamo. Non importa se bene o male, quel che conta è arrivare in piedi all’ultima nota che ci accompagna.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 12 dicembre 2010 alle 09:21
Autore: Fabio Costantino
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