Contento. Sì, essenzialmente sono contento per la partita di sabato dell’Inter. Perché alla fine la Beneamata ha fatto il suo dovere fino in fondo: purtroppo ancora una volta vanno in tabellino occasioni da gol divorate in maniera incredibile, ma almeno questa volta il risultato ci ha premiato a prescindere da questi errori. E pazienza se alla fine la gara è stata diametralmente opposta rispetto agli ultimi Inter-Chievo ricchi di gol, emozioni, e colpi di scena: bisognava badare soprattutto alla sostanza e questo è avvenuto, e i gol di Cambiasso e Maicon, oltre al loro valore intrinseco, dimostrano anche, come ha detto giustamente il caro collega Fabio, che sia il Cuchu che il Colosso non hanno ancora gettato la spugna. E in questo volatone finale, la spinta dei senatori, lo spirito dimostrato da un Nagatomo davvero da stropicciarsi gli occhi, e il calore dei tifosi nerazzurri (tutti, possibilmente) fanno tanta, tanta roba.

Adesso il calendario dice Champions League, dice Gelsenkirchen, in buona sostanza dice Schalke 04. Una partita alla quale l’Inter arriva probabilmente coi peggiori presupposti possibili: tutta colpa di quel maledetto martedì, di quella gara di andata che si è rivelata per più di un motivo un’autentica debacle, chiusa con un 2-5 che rappresenta forse la pagina più nera degli ultimi anni di storia nerazzurra. Il risultato sembra lasciare poche speranze: occorrerebbe vincere in trasferta, nel catino della Veltins Arena ribattezzato dai tifosi dei Königsblauen ‘il vulcano blu’, con almeno quattro gol di scarto, o con tre ma facendone almeno sei. Insomma, almeno guardandola così, sarebbe come provare ad arrivare in cima all’Everest, spogliarsi nudi e resistervi almeno un minuto.

Poi, però, sento delle voci. Sento ad esempio capitan Zanetti che dice: “Ne hanno fatti cinque a Milano, perché non possiamo farne noi cinque lì?”. Sento Leo in conferenza stampa ammettere candidamente: “Io ci credo”. Sento Maicon respingere anche il solo proposito di andare lì solo per salvare l’onore perché “dobbiamo qualificarci”, altrimenti, aggiunge Nagatomo, “non bisognerebbe nemmeno scendere in campo”. Insomma, sento questi ragazzi affermare che la rimonta è possibile, e in un modo che non sembra proprio essere di facciata, e allora la domanda sorge naturale: “Perché no?”. Già, perché non assecondare questi propositi? E’ ardua, ovvio, ma perché andare lì senza nemmeno pensare che quello che diventerebbe l’ennesimo capolavoro degli ultimi anni sia possibile?

Non esiste scienza più inesatta del gioco del calcio, il pallone è rotondo e talvolta può essere anche birichino. Poi, quando si parla di Inter, lo scontato e il prevedibile, lo sappiamo bene, sono vocaboli banditi. E poi, alla fin fine, in Germania, la storia ci insegna, l’Inter è stata capace di imprese che nel corso della storia nemmeno i grandi eserciti, dagli antichi Romani fino ai francesi e gli austro-ungarici, sono mai stati capaci di compiere: basti pensare a quanto accaduto a Monaco di Baviera nemmeno un mese fa. Chissà, magari l’erede del feldmaresciallo Van Moltke arriva da Niteroi, Brasile…

PS: Helmuth Karl Bernhard Graf von Moltke è stato un generale prussiano, artefice delle vittorie sull'Impero austro-ungarico e sulla Francia nel XIX secolo, su tutte quella ottenuta durante la guerra franco-prussiana a Sedan nel 1870.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 11 aprile 2011 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
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