E' stata la partita delle rivincite, la serata dei riscatti. La rivincita innanzitutto dell'Inter, che dopo la sconfitta con la Juve sembrava dovesse arrivare a questa sfida decisiva minata nel morale e nei nervi, sembrava che d'improvviso i bianconeri fossero diventati la nuova forza del campionato, capace di mettere in discussioneil primato nerazzurro, e invece basta guardare gli esiti di quest'ultimo turno di Champions League per trovare la risposta, alla faccia dei tanti gufi. Sembrava, secondo qualcuno, che la squadra nerazzurra non avesse il carattere per affrontare le grandi sfide, quelle decisive (basta guardare la partita di Barcellona, aveva detto qualcuno) e invece ha risposto con una grande prova di grinta e determinzione, meritando appieno il risultato. Anzi io sono sicuro che proprio da Barcellona l'Inter abbia imparato la lezione, abbia capito come non vanno affrontate certe partite, come ha sottolineato anche Stankovic a fine partita, e facendo tesoro di questa esperienza va avanti maggiormente conscia delle proprie possibilità.

Ma è stata anche la rivincita di Mourinho, quanti in questi giorni non aspettavano altro che un tonfo in Champions League per vedergli lasciare la panchina dell'Inter (ma poi sarebbe realmente accaduto?), quanti erano pronti a dire 'ecco lo dicevo io' e a criticare il suo modo di gestire le partite. E invece Mou è ancora saldamente in sella, pronto a conoscere il nome del prossimo avversario che uscirà dall'urna il 18 dicembre a mezzogiorno. E la sfida in questa sera di Champions l'ha vinta proprio sul campo, schierando una formazione che, siamo onesti, a più d'uno avrà fatto tremare i polsi per quanto era sbilanciata, con tre attaccanti (Balotelli, Eto'o, Milito) più due centrocampisti offensivi (Sneijder e Stankovic) e un solo incontrista (Thiago Motta) a supporto: e anche in questo caso ha avuto ragione lui. Perché non sappiamo se il modulo verrà ripetuto, ma è anche vero che i grandi tecnici sanno leggere la partita e adeguare la squadra all'avversario che si ha di fronte. E dovendo vincere questa partita, Mourinho ha realizzato che bisognava partire all'arrembaggio, conscio che i contropiede che inevitabilmente ci sarebbero stati erano un rischio che si poteva correre. Infatti i rischi si sono corsi, il Rubin si è portato più di una volta pericolosamente dalle parti di Julio Cesar, ma non ha avuto la precisione o lo spazio per concludere a rete. Mi piace ricordare in questa occasione una vecchia pubblicità di una carta di credito che aveva come testimonial proprio il portoghese, capace di leggere e anticipare i fenomeni, anche l'imminente pioggia aprendo l'ombrello in anticipo. Ecco ieri sera questo è stato il Mourinho che conosciamo.

Infine è stata la vittoria di Eto'o, che proprio a Barcellona aveva ammesso il suo digiuno in Champions, dichiarando che il gol gli mancava ma lo avrebbe tenuto in serbo per una sfida importante, magari proprio contro il Rubin Kazan. E così è stato. E come non parlare di Mario Balotelli? Quando si parla di lui sembra si debba fare sempre polemica, forse è il personaggio che, per carattere, farà sempre parlare di lui, ma vogliamo dire quanto è utile a questa squadra quando gioca come sa fare? Sembrava ci fosse un nuovo caso, che Mou lo avesse voluto punire nuovamente lasciandolo in tribuna per un ritardo in allenamento, concedergli meno spazio, e invece nulla di tutto questo. Quando serve il tecnico è pronto a mandarlo in campo anche dal primo minuto, e Balotelli gioca partite come questa: un assist di tacco e una sassata su punizione che vale il 2-0. L'ultima volta che avevamo visto un SuperMario così decisivo era stato contro il Palermo. Una lezione anche per questo ragazzo che ha tanto da imparare, ma è proprio dalle reazioni positive che ha sul campo che deve ripartire per incanalare al meglio tutta la sua energia trasformandola, come ho già detto in un precedente editoriale, in carica positiva.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 10 dicembre 2009 alle 07:01
Autore: Domenico Fabbricini
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