La stazione Centrale di Milano, la domenica mattina, è affollata e frequentata da un viavai lento e tranquillo di passeggeri in movimento ma senza fretta. Un traffico insolitamente sereno e scorrevole che sceglie di lasciarsi andare e abbandonarsi tra le braccia di una giornata in cui nessuno ha voglia di affrettarsi, correre, spingere. Si respira un'atmosfera rara e migliore dove la bellezza, e la voglia di fermarsi a osservarla, sta nella consapevolezza della sua durata, breve, e del suo inevitabile trasformarsi in altro, di lì a poco. E l'attesa di questa trasformazione inevitabile contribuisce ad assaporarne l'unicità.
Come una vittoria dell'Inter sul Frosinone: non era mica scontata, quindi è percepita come bella. I tifosi se la godono giusto durante la tranquilla e rilassata colazione della domenica mattina, con cappuccino e giornale davanti. Se la godono perché hanno imparato, negli anni, che la loro squadra non gli offre mai garanzie, men che meno la certezza di una vittoria in casa contro la penultima in classifica. La redenzione dopo gli orrori di Bergamo era necessaria, doverosa. Diciamo pure che era il minimo sindacale che ci si potesse aspettare.
E sia consentito non essere d'accordo con Spalletti quando, alla vigilia, della sfida coi ciociari, dice che quella partita deve essere dimenticata, che non deve diventare un fardello: prendere 4 gol dall'Atalanta in una partita in cui ci si è dimenticati di giocare il primo tempo e non si è reagito nel secondo deve essere un fatto ben impresso nella testa di chi, in qualunque sede, rappresenta un club che ha l'ambizione di portare avanti un progetto per diventare tra i migliori in Europa. Certe cadute, certe figure, per cortesia, siano ricordate perché semplicemente inammissibili e irripetibili. Le giustificazioni non sono accettate.
Ma, detto questo, col Frosinone si è visto fare all'Inter quello che serviva: gara subito in discesa col gol di Keita dopo 10 minuti, ritmi rallentati tra il finale del primo e l'inizio del secondo tempo per poi accelerare di nuovo e andarla a mettere in cassaforte con altri due gol buoni per prendere i tre punti, ma che soprattutto hanno avuto l'effetto di un balsamo lenitivo sulla rabbia di Lautaro e sul sentirsi ancora incompiuto di Keita.
Le risposte positive arrivate dai "titolari che giocano al posto dei titolari" (così a Spalletti piace definire le seconde linee) sono un valore aggiunto indiscutibile come indiscutibile è il merito, in tutto questo, dell'allenatore: evidentemente deve aver creato un'identità e un gioco che la squadra porta avanti indipendentemente dai singoli interpreti e deve anche aver lavorato bene sulla testa di chi in genere siede in panchina.
Ora arriva il primo snodo cruciale della stagione con un trittico di trasferte da thriller: col Tottenham l'Inter può chiudere il discorso qualificazione agli ottavi di Champions ma ancor di più può mostrare (ammesso che l'abbia raggiunta) la propria maturità nonché la capacità di sfruttare un match ball (aspetto mentale da grande squadre). Perdere a Londra significherebbe rimandare tutto, essere costretti a battere il PSV mettendosi nello stesso tempo nelle mani del Barcellona e della sua voglia, con la qualificazione e il primato ampiamente in tasca, di fare lo sgambetto agli inglesi.
Le sfide di campionato con Roma e Juve, infine, non saranno decisive in alcun modo ma possono rappresentare un'efficace cartina al tornasole delle ambizioni di una squadra che ha rinsaldato il terzo posto e forse vuole capire davvero la misura dei propri concreti e realistici obiettivi. Ovvio che i risultati di queste due gare non segneranno in maniera irreparabile il percorso in campionato (vincere non trasformerebbe l'Inter in una squadra da scudetto così come perdere non la ridimensionerebbe più del dovuto).
La sensazione di quiete e serenità di una domenica mattina in stazione Centrale ha già lasciato il posto alla frenesia, agli impegni, alle preoccupazioni e alle fatiche del lunedì: la vittoria sul Frosinone è stata fondamentale per rimettersi in carreggiata ed essere pronti a giocarsi un bel pezzo di stagione nei prossimi tre appuntamenti, per capire quanto vale davvero questa squadra e soprattutto se la galleria degli orrori di Bergamo è stata una parentesi, un incidente di percorso superato davvero. I viaggiatori aumentano il passo: è tempo di correre per vedere dove si può arrivare.
Autore: Giulia Bassi / Twitter: @giulay85
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