Tra le ricorrenti voci sulle note vicende societarie e la bruciante sconfitta con la Juventus interviene in tackle Nicolò Barella. A Firenze, campo da sempre ostico per i nerazzurri (l'ultimo successo in casa della Viola in campionato era datato febbraio 2014) c'era un solo modo per bloccare almeno - e forse - per 24 ore le polemiche sbattute in prima pagina da numerosi giornali: vincere. E alla fine l'Inter di Antonio Conte, nervoso e sempre sul pezzo anche sulla tribuna del Franchi, l'ha fatto da grande squadra, controllando la gara, soffrendo il giusto e colpendo in maniera letale quando necessario.
Il primo guizzo spacca-match è stato proprio del 23, autore dell'ennesima grande prova stagionale arricchita dalla perla a giro sul secondo palo su cui anche Dragowski (che poco prima l'aveva stoppato volando da distanza ravvicinata) non ha potuto far altro che 'buttare i guanti'. E se oltre a macinare chilometri e dare sostanza al centrocampo come pochi altri in Europa il gioiello sardo continua ad inanellare gol (quello alla Fiorentina è il terzo in campionato) e assist (finora cinque in Serie A), allora l'Inter è sempre più consapevole di aver pescato una stella che merita di essere valorizzata nel presente e nel futuro, magari anche con quella fascia da capitano che ora è stretta al braccio di Samir Handanovic. E lo sloveno è senz'altro un'altra nota lieta della notte nerazzurra trascorsa sulle rive dell'Arno: dopo il pasticcio horror contro la Juventus in Coppa Italia, il numero uno delll'Inter si è tolto qualche sassolino dalla scarpa (e dai guantoni) dimostrandosi decisivo al momento del bisogno, come si chiede ad un grande portiere: il doppio intervento su Bonaventura, con la palla che sbatte poi sulla traversa, e sull'ex Biraghi è semplicemente miracoloso per reattività ed importanza, dato che in quel momento il risultato era di 1-0 per Lukaku e compagni.
Tra chi ha risposto presente al segnale di Conte c'è anche Ivan Perisic, chiamato a rimpiazzare il disastroso Young visto martedì sera a San Siro in una zona di campo (la fascia sinistra) che ormai da anni è il punto debole dichiarato del Biscione. Dopo un avvio in leggero affanno nel duello con Venuti e Quarta (che nell'occasione di Bonaventura lo umilia con un tunnel da calcetto), il croato si è rimboccato le maniche applicandosi tatticamente ed incidendo con il facile appoggio del 2-0 che ha messo in discesa una partita tutt'altro che semplice contro un avversario scomodo, seppur martoriato da assenze di spessore come quelle di Milenkovic, Castrovilli, Ribery e Caceres. Complessivamente i segnali rassicuranti sono arrivati da tutti, o quasi: la difesa ha retto botta con il solito terzetto che ha ormai oliato i meccanismi, Brozovic si dimostra sempre imprescindibile in entrambe le fasi, Hakimi è ancora letale (anche questa sera torna a Milano con un assist in tasca) e Lukaku, Sanchez e Lautaro se non fanno gol garantiscono comunque sacrificio per il bene della squadra. L'unico neo è rappresentato dalla prestazione incolore di Arturo Vidal: pressing con i tempi sbagliati e mancata sicurezza in impostazione, anche se inevitabilmente condizionato dalle non perfette condizioni fisiche che l'hanno costretto a lasciare il campo a Gagliardini all'intervallo.
E poi c'è sempre il problema del poco cinismo: per quanto crea, l'Inter segna poco. E questo è un dato di fatto. A Firenze sono arrivati due gol (e per fortuna sono bastati per fare bottino pieno) ma si contano tante, troppe occasioni sciupate: nel primo tempo si possono ricordare il miracolo di Dragowski su Barella, il gol dell'1-0 e la volata in campo aperto di Sanchez conclusa con il colpo di testa sporco e alto di Lukaku; nel menù del secondo tempo troviamo invece il destro di Lautaro deviato in angolo, lo stacco alto di Skriniar, il gol di Perisic e poi quello di Lukaku (annullato), ma anche la chance del belga su intuizione di Hakimi, il sinistro di Perisic deviato in corner da Dragowski, l'incornata di Gagliardini sul traversone di Barella e il colpo di testa di Bastoni su angolo di Brozovic. Insomma, c'è da migliorare (tanto) anche su questo aspetto. Ma al Franchi la missione sorpasso sul Milan (alla vigilia di un tour de force tra Coppa Italia e campionato contro Juventus, Lazio e, appunto, Diavolo) è riuscita. E l'Inter torna a Milano consapevole che con un Barella da fascia, un esterno sinistro (che fa l'esterno sinistro) e un portiere (che fa il portiere) è tutto più facile.
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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