C’è sempre un animo contorto, irrisolto, insoddisfatto che rende l’interista un tifoso atipico.

Dopo il 6-0 rifilato al Brescia sono stati tanti a scrivere che non c’era nulla da esaltarsi perché era l’ultima in classifica. Lo hanno scritto nemmeno un minuto dopo il termine della gara, quasi a esorcizzare qualunque entusiasmo, come se questo dovesse essere bandito fino al giorno in cui l’Inter tornerà a vincere un titolo.

A loro si può solo rispondere che se la loro squadra ha fatto molto più del suo dovere non c’è bisogno di fare i pompieri, anche perché nessuno si è incendiato.

Il punteggio finale nasce da una certa sicurezza che l’Inter ha maturato nel corso della partita, dalla serietà con la quale ha affrontato il Brescia e un gruppo che aveva voglia di giocare. Può darsi che col Bologna torneremo a fare discorsi meno rassicuranti ma vedere la squadra giocare in ampiezza, saltare l’uomo, tirare dalla distanza e trovare l’intesa, attraverso linee di gioco sempre meno prevedibili, fa piacere.

Tornare a San Siro dopo più di quattro mesi è già di per sè emozionante, pur consapevole della cornice surreale a cui stavo per assistere. Quando sono entrato, dopo aver compilato un lunghissimo modulo, simile a un contratto, aver fatto una piccola coda con altri colleghi giornalisti, misurato la febbre e messo l’indice dentro un piccolo dispositivo che misura l’ossigeno nel sangue, ero preparato a questo scenario.

Dispiace invece che l’Inter non abbia introdotto l’elemento scenografico sugli spalti e tantomeno da un punto di vista sonoro. Forse da casa è diverso ma allo stadio quando è entrata la squadra non c’era alcun inno, nessun suono che la incoraggiasse e la partita è iniziata in un silenzio evitabile.

L’Inter ha comunque dato vita ad una partita dalla semplicità disamante, grazie al 3-5-2 a cui si era abituata e che dopo la lunga sosta era stato riveduto e corretto a favore del 3-4-1-2, per agevolare l’inserimento di Eriksen.

Il Brescia si mangiava un’occasione, dopo un errore di Young, con Tonali pronto a darla in verticale per Donnarumma, incredulo al punto da mandarla in curva da ottima posizione.

Young si redimeva pochi minuti dopo, grazie a Moses che dava a Sanchez un bel pallone, cross per l'inglese, destro al volo e 1-0.
Con l’Inter non si sa mai ma si capiva quanto la squadra fosse ben disposta (in tutti i sensi) e così al 19° arrivava anche il calcio di rigore per un fallo sull’ottimo Moses. Sanchez, in grande serata, segnava il 2-0.

Il 3-0 arrivava allo scadere del primo tempo: Sanchez in ampiezza per Young, cross morbido, inserimento di D'Ambrosio e Joronen trafitto. Tutto perfetto.

Il secondo tempo era pura accademia, zuccherata ulteriormente dal quarto gol di Gagliardini, a cui l’errore clamoroso col Sassuolo ha fatto bene. Tante sostituzioni, tra cui Lukaku ed Eriksen che segnava pure il quinto gol.

La morale è che ci siamo tutti concentrati sulla panchina corta e l’assenza di ricambi di livello e non si è segnalato abbastanza che se persino giocatori come De Vrij e Skriniar andavano in crisi, era perché il modulo si presentava necessariamente sbilanciato.

È palese che se resti fermo per quattro mesi e torni in campo con un sistema di gioco diverso, un giocatore da metabolizzare in una posizione del campo delicata, un altro con la testa alla trattativa col Barcellona, un turn over spinto dalle troppe partite ravvicinate e nessuna partita di pre campionato, le cose non possono procedere senza conseguenze.

Conte ha avuto un sussulto d’orgoglio e ha preso a pretesto una domanda su Sanchez per rispondere che se prima non lo aveva schierato con continuità era solo perché era infortunato. Lo ha detto in modo colorito ma ha fatto comunque intendere che è soddisfatto della rosa. Quanto lo sia davvero lo capiremo davvero a fine stagione. Intanto va goduto l’acquisto di Hakimi. Suning, insieme a Marotta e Ausilio, ha dato il via già dalla scorsa stagione a un rafforzamento che arriverà per tappe. L’esterno marocchino è il meglio che l’Inter potesse prendere sul mercato ed è un giocatore che può funzionare con qualunque modulo, oltre ad essere veloce, estremamente tecnico e giovanissimo, pur con esperienza notevole per la sua età. È una bella settimana, la Champions è quasi certa e dopo aver masticato amaro dopo Inter-Sassuolo è giusto godersi il consolidamento, una vittoria tennistica e un acquisto da grande squadra.
Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 02 luglio 2020 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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