Arrivano proprio in calce alla conferenza stampa della vigilia, e suonano indubbiamente come parole importanti. Perché arrivano in primo luogo a scongiurare alcune voci nefaste che erano circolate intorno al suo nome nelle ultime settimane, e in seconda, ma non meno importante, battuta, perché se non sanno quasi di incoronazione, poco ci manca: dopo mesi vissuti tra tante difficoltà, adesso Walter Mazzarri, e insieme tutta l’Inter, si aspettano che il 2014 possa suggellare la consacrazione definitiva di Mateo Kovacic. Se accadrà già questa sera, al cospetto dei biancocelesti al primo capitolo della ‘second life’ di Edoardo Reja, lo sapremo presto (anche se le indicazioni della vigilia danno per favorito Kuzmanovic, positivo contro il Milan al derby). Di sicuro, il tecnico nerazzurro non ha negato, a specifica domanda, di aspettarsi dal giovane talento croato un’annata importante.
Se la meriterebbe davvero, Kovacic, dopo un 2013 vissuto sostanzialmente tra alti e bassi: arrivato proprio nel rush finale della sessione invernale dell’anno appena trascorso, debuttò in una delle tante trasferte sciagurate dell’Inter stramaccioniana, quella contro il Siena che poi sarebbe retrocesso in Serie B. Nel semestre più nero della storia recente interista, Mateo riesce a emergere in maniera anche impressionante, risultando uno dei pochissimi a potersi definire salvabile da quel semestre disgraziato. Atteso da un ulteriore passo in avanti nella stagione successiva, Kovacic pare trovare invece solo problemi. A partire dallo stop forzato durante il ritiro estivo, che lo costringerà subito a dover recuperare terreno rispetto ai compagni. Un handicap del quale Mazzarri non può non tenere conto, come spiegherà più di una volta.
Insieme a questo problema, sorgono anche equivoci di natura tattica, perché il tipo di gioco espresso da Kovacic non sembra collimare bene con quelle che sono le intenzioni del tecnico di San Vincenzo, che vuole giocatori pronti a sostenere entrambe le fasi. Ecco quindi la preferenza più volte accordata a Saphir Taider, e l’impiego del croato più come arma tattica dalla panchina per sostenere maggiormente la fase offensiva, dando vita ad una sorta di staffetta simile a quella di Ferruccio Valcareggi con Sandro Mazzola e Gianni Rivera ai Mondiali messicani del ’70. Il ragazzo, però, sembra risentirne, e a parte qualche eccezione, non riesce mai a rendere sui livelli della seconda parte dello scorso campionato. C’è chi ha parlato di mistero, di chi dazio da pagare alla gioventù, dettaglio col quale la leggenda vuole che Mazzarri non abbia un grande feeling; insomma, in tanti si sono scervellati per capire quale fosse la soluzione all’enigma Kovacic, arrivando in qualche caso a paventare anche l’ipotesi di un possibile addio.
Mateo però lavora, e aspetta con fiducia di poter dare un segnale importante. E questo arriva nel derby, dove il suo ingresso in campo darà una prima scossa importante ad un match fino a quel momento contraddistinto dal predominio territoriale, peraltro sterile, del Milan. Il croato alza il baricentro, regala qualche giocata interessante, soprattutto rianima l’Inter consentendole di avviare il lavoro ai fianchi degli avversari nei minuti finali, culminato col tocco magico di Rodrigo Palacio. Nella serata dove forse tutta la squadra doveva dare il segnale più forte, anche per chiudere con serenità l’anno vecchio. E come il 2013 è finito in maniera importante, anche il 2014 sembra iniziare in maniera promettente.
Dietro quel: “Sta crescendo come voglio io”, pronunciato da Mazzarri ieri pomeriggio, ci sono tanti significati. Perché tutto c’è nella mente del tecnico, tranne l’idea di voler disperdere un enorme patrimonio come quello rappresentato dal ragazzo. Mazzarri, anzi, vuole da lui che interpreti come e forse anche meglio degli altri il suo concetto di lavoro per la squadra, un passaggio importante della crescita del giocatore, che tutti aspettano nell’anno del Mondiale brasiliano dove è annunciato come una delle stelle emergenti che risplenderanno nella competizione. Non c’è pressione nelle parole di Mazzarri, solo la voglia di vedere esplodere Kovacic nell’anno che verrà, ma solo dopo aver recepito i suoi insegnamenti, che, ipse dixit, gli torneranno molto utili. Ce lo auguriamo tutti.
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