Che fine ha fatto Ademola Lookman? Da ormai tre settimane, un tifoso nerazzurro, da qualunque sponda lo si voglia vedere, si sveglia la mattina e probabilmente, tra un impiccio e l’altro della propria quotidianità, comincia a pensare con una certa insistenza agli sviluppi che questa che sembrava essere una faccenda da cuocere e mangiare in un breve volgere di tempo e che invece è diventata una vera e propria trama da intrigo internazionale se non fosse che si sta dipanando tutto nell’arco di un percorso facilmente copribile in meno di un’ora di automobile. Ormai è tutto tremendamente noto: l’emergere dell’interesse dell’Inter, l’atteggiamento dell’Atalanta e in particolare del suo amministratore delegato Luca Percassi che tra una dichiarazione e l’altra punta a fare il bene del club ma forse non si sta accorgendo di essersi intrappolato da solo in un labirinto, anche i tanti punti di vista degli addetti ai lavori che spesso e volentieri malcelano una sorta di ‘tifo’ per una conclusione a sorpresa di questa soap opera. Amanti dei colpi di scena? Forse, ma difficile pensare che non ci sia anche altro…
Ma in tutto questo, c’è anche e soprattutto lui, il diretto interessato: quell’Ademola Lookman, nigeriano di Londra, che in questa intricata vicenda è protagonista centrale al punto tale da doversi caricare sulle spalle tutti gli annessi e connessi. Quel Lookman che avverte una sensazione di tradimento della fiducia che aveva riposto nella Dea nel momento in cui, per respingere l’assalto del Paris Saint-Germain, si è sentito promettere che in caso di nuova grande offerta dopo un anno sarebbe stato lasciato libero di andare. Promessa verbale, anzi sigillata; che valeva per tutto l’universo mondo del calcio, carta usata dagli agenti per invogliare l’Inter che vuole puntarci immediatamente anche per godere delle famose agevolazioni fiscali; scaglionata in due fasce a seconda che fosse un club italiano o estero a bussare anzi non c’è alcun prezzo scritto sul cartellino ‘vendesi’ applicato al giocatore. In questo marasma dove ormai non ci si raccapezza praticamente più, l’unica cosa certa è che Lookman è stufo e non sa più come dimostrarlo.
Per tre giorni lo hanno aspettato a Zingonia per espletare il suo lavoro di riatletizzazione dopo un problema fisico e per tre giorni, al Centro Sportivo Bortolotti di Lookman non hanno visto nemmeno l’ombra, lasciando in sospeso la questione dell’armadietto che per qualcuno è già vuoto per altri no; prima ancora, sui social, aveva espresso con toni chiari e concisi la sua frustrazione per questa situazione kafkiana, accentuata ulteriormente dall’atteggiamento per niente conciliante palesato dalla società. Che avrà pure ragione a sentirsi forte del contratto ancora lungo del giocatore (ma sul quale pende pure una minaccia nata dal precedente di Lassana Diarra) che le permette di poter fissare lei le regole del gioco e quindi di non mostrare troppa preoccupazione, concentrandosi sulla preparazione precampionato. Ma è sotto gli occhi di tutti che questo, al di là di ciò che saprà eventualmente fruttare sul piano finanziario, è ormai diventato un nuovo episodio di gestione un po’ malsana di un giocatore in uscita dal club, situazioni che il ‘velo di Maya’ alzato su una società ritenuta da tutti un modello esemplare di gestione economica e sportiva non può continuare a coprire per sempre.
Non ha più pazienza Lookman, non hanno più pazienza i tifosi dell’Atalanta che non hanno nascosto il loro risentimento verso il giocatore, probabilmente cominciano a spazientirsi anche i tifosi dell’Inter che speravano di vedere tutto chiuso entro breve e invece vai di tormentone estivo. Chi in tutto questo ciclone di emozioni non sembra nutrire ansie particolari, guarda a volte il caso, è proprio l’Inter: Inter che ha fatto perfettamente il suo compito, sondando la disponibilità del giocatore e trovando disco verde dalla controparte, di fronte al quale ha poi lanciato la sua prima proposta ‘al buio’ rispedita al mittente dall’Atalanta che però di fare un prezzo chiaro e netto manco a parlarne. E che ora aspetta, prepara un eventuale rilancio conscia di volere Lookman e di essere ricambiata, ma anche di non doversi necessariamente strappare i capelli davanti ad un nuovo eventuale rifiuto, a questo però dato come più che improbabile; nel caso, saranno ben felici di lasciare la patata bollente in mano alla Dea, in nome dei tanto decantati buoni rapporti (e meno male…).
Lookman serve per le idee tattiche di Cristian Chivu ma la sensazione che si respira non è quella di ansia da prestazione, anzi. E poi, in questo momento, ai piani alti di Viale della Liberazione stanno anche curando con particolare attenzione un altro aspetto non di poco conto, vale a dire quello del mercato in uscita. Quello che nemmeno fino a troppo tempo fa rappresentava un autentico cruccio per i dirigenti nerazzurri, che, al netto di qualche capolavoro finanziario del recente passato come ad esempio André Onana, plusvalenza che finirà probabilmente sui libri di testo dei corsi di management sportivo, hanno sempre incontrato difficoltà indicibili nel liberarsi degli esuberi, alimentando così ulteriormente il mito dell’Inter incapace di vendere. Quest’estate, però, sembra che l’obiettivo fissato sia ben diverso: non accontentarsi di prestiti ma cercare di ottenere il massimo possibile, anche con soluzioni creative. Un andazzo iniziato magari qualche anno fa con giovani come Cesare Casadei e Giovanni Fabbian, e che ora si vuole applicare anche a quelli elementi che non rientrano più nei piani a livello di prima squadra.
Non bisogna fermarsi, ad esempio, alle cifre asciutte dell’operazione che dovrebbe portare Sebastiano Esposito al Parma: i numeri dell’ultima stagione del ragazzo campano sono stati importanti, tali da far sembrare pochi i 4 milioni di base che l’Inter riceverà dai ducali. Importante, semmai, è stato strappare il 50% dell’eventuale rivendita per un giocatore che a giugno sarebbe andato in scadenza: considerata la bravura del club emiliano nel vendere i suoi giocatori, si tratta di un jolly non di poco conto, contando sulla definitiva esplosione ad alto livello di Seba. Così come la recompra mantenuta su Aleksandar Stankovic, passato al Bruges, è un segnale di fiducia nei confronti del ragazzo e della capacità dei belgi di valorizzarlo: certo, qui considerato il precedente di Fabbian si può anche storcere il naso, ma se il figlio d’arte mantiene le promesse riuscire a riportarlo a casa a cifre anche inferiori a quella che il club fiammingo ha incassato per Ardon Jashari sarebbe decisamente tanta roba. Oltre ovviamente a Tajon Buchanan, per il quale c'è da sorridere considerando che il Villarreal si è convinto a riprendersi il giocatore definitivamente dopo il prestito, una rarità...
Certo, c’è ancora del lavoro da fare e ci sono ancora almeno un paio di situazioni da sistemare come quella di Mehdi Taremi e soprattutto di Kristjan Asllani che ha puntato più di una volta i piedi pur essendo stato dichiarato ufficialmente fuori dal progetto. Ma questa volta l’intenzione non è quella di farsi prendere per la gola e ritrovarsi costretti ad accettare prestiti che farebbero solo slittare il problema: chi esce lo deve fare una volta per tutte e portare soldi in cassa, aiutando magari a tenere aperti i cancelli della Pinetina per almeno un paio di arrivi. Pensando, sempre, a quella macchina con targa inglese (o BG, scegliete voi), in fila da un bel po’.
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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