Registriamo con naturale disincanto i primi malumori che friggono nelle arene internettare. Il tifoso nerazzurro non ci sta. Ma come? Lavezzi e Isla, a vario modo, non si erano gia' promessi alla causa? E la casa gia' affittata, come giuravano i bene informati? Cosa c'e' dietro il filotto di affari mancati e cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro oltre a sangue, sudore, lacrime e preventivi di ulteriore ridimensionamento? Sul suo pessimismo cosmico e anarcoide l'aficionado ha costruito nei decenni il proprio tracciato, misurandosi stabilmente con questa invadente identita'. Chi scrive deve quotidianamente, da una sorta di linea del Don della riflessione e della ragionevolezza, contrastare il retro pensiero disfattista di molti che si attardano a consultarlo con la principale ambizione di fagocitarlo nelle maglie del suddetto atteggiamento. Gli obiettivi di tanto malanimo ovviamente Massimo Moratti (quello che non spende piu') e Marco Branca (quello che e' li' solo perche' e' amico del figlio dello stesso Moratti, -ma si puo'?-),  le prospettive funeste, che sono sullo sfondo a prescindere, trovano nei cosidetti affari mancati una spia di abbagliante  e definitiva conferma.

Inutile dire che su Lavezzi mi sono anche preso qualche mala parola, poiche' pur nettando il mio pensiero dall'attenuante di non essere sostenuto da una solida competenza tecnica, nel congegno mentale di molti interlocutori persiste il dubbio/certezza che l'opinionista di area muova da pedestri interessi di bottega e da perentori diktat provenienti da oscure centrali di controllo. Lo scopo? Ma e' chiaro... ammansire e canalizzare le turbolenze della massa. Beh io provo lo stesso ad insistere: Isla -che personalmente non considero superiore a Poli come intermedio di destra- alle condizioni imposte dai dirigenti dell'Udinese, e, quindi, con la  meta' di Coutinho a parziale contropartita, avrebbe rappresentato un affare. Ma non per noi. Lavezzi non sarebbe servito ad un'Inter concreta e vincente, anzi si sarebbe rivelato dannoso. Il calcio vincente parla in campo un linguaggio armonico e condiviso,  valorizza l'individualita' solo se coordinata al contesto dell'interesse generale. Se questo principio poggia sul rendiconto che gli almanacchi dell'era moderna di  questo sport mettono a disposizione di chi ne voglia fare buon uso, a maggior ragione esso sussiste laddove si tratta di ricostruire o modificare dalle fondamente una squadra. Come nel caso di specie.

All'Inter serve ben altro che un solista incline alla giocata fine a se' stessa, al rischio todo modo del numero spettacolare, col conseguente effetto di moltiplicare le palle perse e l'affanno di chi poi deve rincorrere la ripartenza avversaria. Il tutto, come sappiamo, senza alcun contrappeso o premessa di efficacia dal punto di vista realizzativo. Buon per noi che, provvidenziale, un vecchio sodale come Leonardo si sia frapposto in extremis a scongiurare una transazione che aveva tutta l'aria di un impegno gia' preso con De Laurentiis, con conseguente monetizzazione e plusvalenza dell'"acconto" Pandev. Il giudizio sul mercato interista non puo' che essere oltremodo sospensivo: verificheremo come Massimo Moratti e i suoi plenipotenziari, tra le altre cose, risolveranno il problema della sostituzione di Thiago Motta con un altro organizzatore di gioco (altro che Isla), perche' quello e' veramente un problema da risolvere per Stramaccioni il quale aveva dovuto  far ricorso all'uso intensivo di Stankovic (che non ne ha piu') nel ruolo, non trovando alternative nella rosa. Non faremo sconti a nessuno se la sera del 31 agosto riscontreremo l'abdicazione della societa' al suo obbligo di competitivita'. Non ci sara' alcun fair play finanziario a giustificare eventuali inazioni, ritardi e passaggi a vuoto frutto di colpevoli tentennamenti. Ma ora e' il momento di avere fiducia poiche' anche le mosse "del non comprare" sono andate finora nella direzione giusta, sbagliato era stato invece insistere su quelle trattative.

I professionisti della polemica ad uso interno hanno poi, come e' noto, un cavallo di battaglia di stagione : "Sì, ma come si giustifica la  gestione del cartellino di Mattia Destro che oggi la societa' deve ricomprare a caro prezzo?" Indubbiamente alla base della situazione che si e' venuta a creare anche e soprattutto per la politica di mercato juventina che ha ormai le caratteristiche di una faida  su ogni calciatore rientrante nella sfera dell'interesse nerazzurro, ci sono errori tecnici gravi a monte circa l'esatta valutazione del giocatore. Che comunque arrivera' a comporre insieme a Milito una coppia di prime punte di lusso considerato il livello attuale del nostro campionato. Purtroppo l'inghippo oscura il fatto vero, e cioe' che il settore giovanile nerazzurro da anni mette in pista con continuita' giocatori di grande livello, come in altre societa' sognano e tentano di imitare senza successo. Fa molto rumore un albero che cade ma, nel silenzio, ogni giorno cresce una foresta di calciatori di alto fusto da stropicciarsi gli occhi. Destro, Balotelli e perche no Samuele Longo, per solo riferirsi alle punte, non sono arrivati all'Inter rispondendo ad un'inserzione spuntata sul Corriere della Sera. Sono stati scelti e arruolati  da quell'apparato di osservatori e dirigenti che sono poi gli stessi che suscitano nel tifoso nerazzurro da tastiera
il senso di impotenza e di sfiducia che continuiamo a ritenere fuori luogo. Almeno per il momento.

Il periplo della nave milanista al largo delle coste del Mediterraneo e' fortunatamente terminato. Senza incidenti, in un clima di allegria che ha contagiato le popolazioni indigene nelle diverse localita' visitate. Riedizione in chiave high society della Nave del Sole in un genere Casadei anni '70 -lo stesso Galliani, prima di diventare ricco sfondato, si era abbuffato di pesce azzurro, piadina e ciambella in un bagno gaudioso di trebbiano nelle crociere di mezza giornata all'insegna del ballo liscio- la moderna motonave ha increspato i mari alla volta di mete, detto in assoluta verita', tutt'altro che casuali (vedi Barcellona). Come Little Tony in Love Boat, ancorche' clamorosamente privo di ciuffo, l'amministratore delegato rossonero ha cantato a squarciagola nella speranza di essere ascoltato da qualche possibile compratore dei suoi big.  E li' i motori dell'iniziativa, purtroppo, hanno cominciato a sbuffare la loro drammatica avaria. Per quanto riguarda Ibrahimovic il dato e' da conderarsi definitivo: non lo vuole nessuno. Si e' capito che mai Leonardo togliera' le castagne dal fuoco all'ex amico Berlusconi. Per intanto si fa beffe delle offerte choc fatte filtrare in lingua francese ad uso e consumo del popolo bue. Nelle scorse settimane, perfino Roberto Mancini, sondato direttamente sulla terraferma di via Turati aveva manifestato scetticismo, rilevando che il gigante svedese guadagna quanto il suo datore di lavoro arabo che pero' in compenso e' anche molto piu' educato e mansueto. Aspettiamoci quindi cavalloni di "incentivi" agli intermediari-non abbiamo detto stecche-e buoneuscite stramilionarie al manesco calciatore, sperando che bastino per portare la nave della tentata vendita dalla fonda in cui si trova fino al porto agognato.

Thiago Silva e' un difensore. Ci sentiamo di specificarlo  perche' ad Adriano Galliani -che fantastica di somme a mille zeri- nessuno l'ha ancora spiegato. 30 mil al massimo questa e' la questua che il mercato puo' fare al Little Tony di Milanello. Prendere o lasciare.  Insomma, la ciurma rossonera porta a casa un sostanziale fallimento, stop alle acquavendite, torneranno alle televendite. Nulla di particolare da segnalare in merito alla vacanza-lavoro di Massimiliano Allegri. Anche con  la Guardia Costiera, saluti e cordialita'. Solo qualche gogliardata fingendosi Schettino. Un generoso segno dei tempi.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 08 giugno 2012 alle 00:01
Autore: Giorgio Ravaioli
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