"La maglia dell'Inter pesa, a tutti i livelli. E' un club mondiale, importante, oggi chi lo rappresenta in qualsiasi posto deve performare. Si creano grandi aspettative, ma è anche un posto dove puoi lavorare benissimo. Noi come Settore giovanile siamo contenti, vengono distribuiti strumenti che ci permettono di costruire il miglior percorso con i ragazzi". Lo ha detto Massimo Tarantino, responsabile del vivaio nerazzurro, parlando in esclusiva a Radio TV Serie A.
La scorsa estate, l'Inter non si è mossa sul mercato per l'Under 19.
"Sì, abbiamo dato continuità perché eravamo convinti di avere buone rose. Molti 2005 hanno giocato sotto età nella passata stagione, quest'anno li abbiamo ritrovati in Primavera: c'è una squadra buonissima. Vedo grande qualità, non siamo entrati nelle logiche del mercato, che dovrebbe essere un qualcosa di straordinario a questo livello. Per il vivaio è sempre meglio formare".
La Youth League è davvero l'equivalente della Champions per un ragazzo Under 19?
"Sì, secondo me sì. Ho avuto la fortuna di farla a Roma, è un torneo che alza il livello. Affrontare le migliori squadre europee è equivalente al percorso della prima squadra. Tutto questo ci permette di girare l'Europa e avere il metro di paragone con società di alto livello anche per noi dirigenti".
Il confronto tra l'Italia e le big a livello di strutture.
"In Italia siamo indietro in generale rispetto ai top club. Oggettivamente, rispetto a Salisburgo, Bayern o City, siamo indietro e dobbiamo lavorare ancora tanto".
Marotta ha detto che mancano le infrastrutture per permetterci la seconda squadra.
"L'Inter ha in mente sempre la possibilità di migliorare il percorso formativo dei propri ragazzi, ma le seconde squadre sono uno step impegnativo; la Serie C la conosciamo bene. Nel momento in cui l'Inter avrà l'opzione, la si prenderà in considerazione. Fa parte del DNA del club mettere a disposizione il meglio".
Il complesso vicino a Interello è un vantaggio per i ragazzi?
"L'Inter è molto attiva, la fortuna di lavorare qui è vedere la lungimiranza di aver messo in piedi una struttura così. Non ci avviciniamo alle strutture moderne del City, ma la nostra è funzionale, non ci manca nulla per lavorare. Siamo all'avanguardia, con un convitto bello, tantissimi dipartimenti che si prendono cura dei ragazzi".
A livello giovanile si tende a sottovalutare l'aspetto psicologico dei ragazzi che sono lontani da casa?
"Questo è un tema interessante da discutere. Noi tendiamo spesso a immaginare un ragazzo di 14 anni prima come atleta e poi come ragazzo, invece è il contrario. Tutto l'accompagnamento dello sviluppo della persona diventa fondamentale. Nel contesto di un ragazzo che lascia casa i bisogni sono tanti. Questo è un problema che è stato sottovalutato, tanto è vero che tanti ragazzi hanno smesso. La sensibilità del club è stata quella di costruire ambienti su misura, noi cerchiamo di coinvolgere anche le famiglie. L'esperienza sportiva è un'esperienza di vita, l'Inter offre la possibilità di socializzare e viaggiare".
Guardando al futuro, che progetto hai per il vivaio?
"La visione è quella di continuare quello di positivo fatto fino adesso, l'Inter ha una grande tradizione. Vogliamo provare ad alzare l'asticella, l'idea è diventare tra i top club nella formazione dei giovani. Su una rosa di 25 ragazzi c'è un 'imbuto', qualcuno va a distribuirsi in Lega Pro, altri in B, poi la punta di quelli che vanno in A. La selezione è agguerrita".
Il salto come l'avevi vissuto da giocatore?
"Io sono stato precoce e fortunato. Fino al 16esimo anno d'età giocavo per la squadretta di Palermo, alla mia prima stagione al Catania giocavo sotto età con la Primavera e quindi ho fatto il mio esordio in Serie A. Praticamente non ho mai visto il Settore giovanile, questo mi ha aiutato perché mi allenavo coi grandi. A 17 anni ho fatto tutto il campionato di C1 da titolare, è stato molto formativo".
Dal vivo ti accorgi che in Primavera vanno forte.
"Adesso sono atleti, all'Inter lo sei già a 16 anni. Quando arrivi tra i professionisti ci si accorge che non è per tutti".
Il tema scommesse rispetto ai giovani, cosa fa l'Inter per prevenire?
"L'Inter è molto attenta a questi temi, ci sono programmi nell'area educational per i ragazzi, non solo per le scommesse. L'Inter lo fa anche all'interno delle proprie strutture, l'obiettivo è sensibilizzare i ragazzi per non cadere in questi errori".
Il rapporto con Ausilio, Marotta e Baccin.
"Stupendo, mi ritrovo a lavorare in una struttura che funziona benissimo da tantissimi anni. Ho il grande supporto di Marotta, è sempre stato disponibile, è il punto di riferimento dal punto di vista sportivo. Per la parte tecnica vale la stessa cosa con Piero e Dario, siamo diventati colleghi dopo anni di conoscenza. La bellezza di lavorare all'Inter è il fatto di farlo con persone stupende".
Il modulo della Primavera uguale a quello della prima squadra.
"Abbiamo iniziato un processo nuovo, stiamo cercando di uniformare le metodologie, a partire dall'Under 9 per finire con la Primavera. Differente è il percorso della prima squadra. A Roma tutte le squadre giocavano 4-3-3, questo ci tornava comodo nello scouting. Poi il calcio moderno ci ha insegnato che si lavora sull'occupazione degli spazi che sui moduli: quando guardi il City fai fatica a capire come giocano".
Se penso alla duttilità, penso a Chivu, che da giocatore faceva il terzino e il centrale.
"E' un allenatore molto esigente, non so come fosse da giocatore. Cerca di curare i dettagli ma nello stesso tempo ha una grandissima sensibilità. Sembra duro, ma è un duro positivo. E' un ragazzo intelligente, ha una grande cultura avendo avuto la possibilità di fare tante esperienze internazionali. E' una buona guida per i ragazzi perché li aiuta a entrare nel mondo dei grandi anche attraverso gli errori. La dote più importante che ha è l'apertura mentale".
Quanto Dimarco è il sogno da inseguire per i bambini dell'Inter?
"Nei loro occhi c'è l'incoscienza di un bimbo che rincorre un sogno. E' un bell'esempio, ci piacerebbe replicarlo con più frequenza. Dimarco è venuto spesso a Interello, c'è grande appartenenza da parte della prima squadra che qualche volta è venuto a vedere le gare della Primavera".
Cosa direbbe il Tarantino dirigente al Tarantino giocatore?
"Domanda complicata. Da giocatore, non avendo vissuto il vivaio, mi sono trovato catapultato tra i grandi e ho dovuto trovare la mia strada da solo. Mi sarebbe piaciuto avere una guida per vivere diversamente alcuni momenti della mia carriera. Non rimpiango nulla, ma avrei voluto l'attenzione che i ragazzi hanno ora".
Il consiglio migliore da dare a un giovane.
"Il consiglio è stimolare il ragazzo a sfidare se stesso Si tende sempre a paragonarsi agli altri, invece ognuno di noi ha un percorso diverso da un altro".
La domanda più gettonata che ti fanno i ragazzi?
"Spesso hanno bisogno di capire perché non stanno giocando, io rispondo sempre che sbagliano la domanda. Io consiglio sempre ai ragazzi di chiedere all'allenatore cosa può fare per migliorare".
Hai giocato con Ronaldo, Maradona, Baggio e tanti altri: che aneddoti hai?
"La cosa che li accomuna è l'umiltà clamorosa, incredibile. Più sono grandi e più sono disponibili dal punto di vista umano e calcistico. Raramente Maradona si arrabbiava per l'errore di un compagno. Un aneddoto particolare che porto dentro con affetto è quando Maradona chiese il premio partita uguale per tutti i giocatori, giovani e vecchi, e si alzò andando via quando la richiesta non fu accolta. Io ero appena arrivato al Napoli, avevo 18 anni".
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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