La presenza alla 'Milano Football Week' permette a La Gazzetta dello Sport di continuare la chiacchierata con Beppe Marotta. L'ad dell'Inter parte ovviamente dal sogno, impensabile ad inizio stagione, di potersi giocare la Champions League in finale contro Real Madrid o Manchester City. Prima, però, c'è da giocare ancora il derby di ritorno contro il Milan: "Vincere la Champions oggi è un’utopia. Cataloghiamo la cosa come un sogno, però ai sogni poi bisogna credere. E se svanisce, vuol dire che ne creeremo un altro...", esordisce il dirigente varesino.

Tipo lo scudetto: quest’anno il cammino in campionato è stato un neo della stagione. Possiamo dire che vincere il campionato sarà il primo obiettivo del prossimo anno?
"Lo è sempre, lo scudetto rappresenta la manifestazione più importante in Italia, quella più cara a tutti. È normale che vogliamo che il palmares si arricchisca di un’ulteriore vittoria. Poi dobbiamo fare i conti con avversari importanti. Quest’anno abbiamo assistito anche a una cavalcata straordinaria da parte del Napoli e considero straordinario il merito del Napoli più che il demerito delle altre. La speranza è che l’anno prossimo si possa ancora essere di più competitivi".

Torniamo al sogno Champions. Farebbe qualcosa di speciale qualora si realizzasse?
"Qualcosa ce l’ho in mente. Siccome è un sogno ed è una cosa lontana, preferisco tenermela per me. Sarà qualcosa di “appagamento”, ma intanto non cominciamo a cullarci nel sogno e buttiamoci nella realtà dove ancora non siamo sicuri di essere passati. Quindi dobbiamo essere tutti umili e concentrati".

Però partire dal 2-0 dell’andata vi fa stare un po’ più comodi.
"Siamo avvantaggiati ma dobbiamo leggere bene il momento, motivati, convinti di farcela e di raggiungere qualcosa di importante. Non bisogna cullarsi sul risultato, l’esperienza mi insegna che le casistiche ci sono".

Giusto, ci è già passato...
"Con la Juve perdemmo 3-0 in casa contro il Real Madrid, poi recuperammo tre gol al Bernabeu prima di essere eliminati da un rigore molto dubbio. Ma c’è anche l’episodio di Inter-Juve della Coppa Italia 2016, quando l’Inter rimontò tre gol e ci qualificammo ai rigori".

Cosa significherebbe la finale per l’Inter?
"Rappresenterebbe tantissimo per tutto il mondo nerazzurro: tifosi, società, giocatori. Poi dal punto di vista economica è una competizione che non dico che arricchisce le società, però avvicina il concetto di sostenibilità".

Sulla bilancia a fine stagione peserà più il rendimento positivo in Champions o il campionato deludente?
"Oggi il consuntivo non può che essere positivo: la valutazione ora è da sette, se in campionato fossimo stati più avanti sarebbe stata da 9-10. Qualcosa non ha funzionato ma non è giusto addebitare tutto al mister. Le responsabilità vanno condivise con management e società. Inzaghi ha recuperato da quel momento di negatività e superato nettamente l’esame".

Dzeko, Micki, Onana, protagonisti a costo zero. Quindi si può fare una grande squadra spendendo poco?
"Io sono l’apice dell’area sportiva e all’Inter abbiamo creato una squadra nella squadra. I meriti vanno ad Ausilio, Baccin, Zanetti che hanno costruito questa squadra. Quando si fa questo lavoro c’è sempre un’attività di scouting dietro. Spesso il calcio è visto come un fenomeno improvvisato, invece le competenze servono per fare meglio rispetto ad altre società. Questo modello è frutto del lavoro di persone competenti, che hanno agito con una proprietà forte che ci hanno sostenuto. Bisogna considerare anche gli ingaggi e il costo del lavoro, ma abbiamo ottenuto scudetto, Coppa Italia, due Supercoppe. E perso una finale di Europa League, va ricordato".

Lautaro è il capitano futuro?
"Sta crescendo, ha 25 anni. A questa età essere capitano è qualcosa di forte. Lui è un bravissimo giocatore ma anche un uomo che ha valori, le premesse ci sono".

Da 1 a 10, quante chance di vedere ancora Lukaku all’Inter?
"Il giocatore purtroppo è del Chelsea e non sappiamo le loro intenzioni. Se il nuovo allenatore vuole tenerlo, ogni discorso è chiuso. Lui trascina e ha qualità, averlo con noi è molto positivo".

Il rinnovo di Bastoni rischia di essere come quello di Skriniar?
"Non voglio fare paragoni. Dico solo che Bastoni è una persona molto seria, un ragazzo in gamba, bene assistito da un ottimo procuratore. Non sono fiducioso ma quasi certo – e uso il quasi perché non sono sicuro al 100% – che si possa arrivare a una conclusione positiva. E con Dzeko troveremo insieme una soluzione...".

Ci racconta Steven Zhang?
"È giovane ma sa leggere i fatti velocemente, lo chiamiamo “the fox”, la volpe. Ascolta molto e l’ascolto per me è qualcosa di importante. Parla poco e dice sempre cose sensate. Si appassiona sempre di più al calcio, per lui la sconfitta è qualcosa che lascia il segno ma è una persona positiva ed entra molto nelle questioni. L’ultima parola è sempre la sua, ma sta a noi convincerlo delle bontà delle sue scelte".

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Sezione: Copertina / Data: Dom 14 maggio 2023 alle 08:46
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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