Dopo le anticipazioni di ieri, ecco le parole di Lautaro Martinez alla Gazzetta dello Sport. E, quelle del capitano interista, sono dichiarazioni che certamente faranno piacere a tutti i tifosi nerazzurri.

Che tipo di capitano è lei? 
"L’ho detto dall’inizio ai miei compagni, un capitano ha bisogno di tutti. Ho parlato con i vari Darmian, Acerbi, Dimarco, Bastoni, Barella...: serviva il loro aiuto e me lo hanno dato per spiegare ai nuovi cosa sia l’Inter e chiarire il percorso da fare tutti insieme. Ad esempio, a inizio stagione ho parlato in maniera netta ad Asllani che vedevo un po’ giù: aveva bisogno di una scossa e anche così è cresciuto perché ha tutto per essere il play del futuro dell’Inter. Per un po’ non mi ha parlato, ma poi ha capito e mi ha ringraziato". 

Scudetto da capocannoniere, è successo solo a cinque interisti: come ci si sente nella storia? 
"Una gioia nella gioia, i numeri dicono che ogni stagione riesco a migliorarmi perché questa è la mia mentalità: cercare di superarmi, avere nuovi obiettivi. Il gruppo viene davanti al singolo, io ho solo capitalizzato un lavoro di tutta la squadra". 

Ma per il suo modo di giocare, si trova meglio con Lukaku o con Thuram? 
"Ho fatto grandi cose con Romelu, uno che da solo porta via due uomini, ma con Marcus ho più possibilità, più scelta, più spazi. Ed è stato decisivo partire insieme già dal ritiro. Dopo anni ho fatto una preparazione completa, dopo aver superato definitivamente il problema alla caviglia che non mi aveva fatto vivere il Mondiale come avrei voluto". 

E Lukaku l’ha più sentito? 
"No, non mi ha risposto quella famosa volta e per entrambi è finita lì. Abbiamo tutti voltato pagina". 

A che punto è il vostro ciclo vincente? 
"L’Inter veniva da anni senza successi e negli ultimi 4 ha sempre messo in bacheca qualcosa. Il ciclo deve continuare, ha ragione il direttore Marotta quando dice che 'dobbiamo alzare l’asticella'. Non scelgo tra gli obiettivi, li voglio tutti, ma il prossimo passo è la Champions: a Istanbul era un sogno vicinissimo, mentre l’unica partita che vorrei rigiocare quest’anno è quella contro l’Atletico. Ma a Milano, non a Madrid: se avessimo sfruttato le occasioni, sarebbe stato diverso. Certo, anche al Metropolitano abbiamo sbagliato: se vai in vantaggio, devi conservarlo. Su questo bisogna migliorare". 

Quali i meriti di Inzaghi in questo trionfo? 
"Ci lascia giocare liberi e allenare con felicità. Ci divertiamo, e non solo perché adesso si vince. In questi tre anni è cresciuto anche lui assieme a noi, nella tecnica, nella tattica, nel modo con cui parla alla squadra. Abbiamo fatto un salto tutti insieme. È una persona tranquilla ma, quando si arrabbia, si arrabbia sul serio... Quando lo chiamiamo 'demone' per scherzare, lui si gira e ride...". 

Con Conte c’erano meno libertà e meno sorrisi? 
"Certo, ma io devo tantissimo anche a lui perché ci ha portato una mentalità vincente. La differenza tra loro dimostra che nel calcio si può centrare il bersaglio in modo diverso". 

Ora arriva Taremi: lo conosce? 
"Lo abbiamo affrontato e ho visto tante sue partite. È un grande attaccante, molto tecnico e con un altro modo di giocare. Ci darà una grande mano: penso possa essere un nuovo Arnautovic per la capacità di far salire la squadra". 

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 21 maggio 2024 alle 08:14
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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