"Il Milan ha un allenatore più simpatico dell’Inter". La rivelazione è di Beppe Severgnini che, sul Corriere della Sera, avverte l'esigenza di mettere a paragone i tecnici delle milanesi sotto il profilo della simpatia. "Qualcuno dirà: che importa, conta vincere. Appunto: la vittoria non è arrivata per nessuna delle due squadre di Milano (vero, per i nerazzurri resta la possibilità dell’Europa League balneare). L’unico modo in cui un allenatore scontroso riesce a farsi perdonare è portare a casa un trofeo - scrive Severgnini, paragonando in modo inopinato le stagioni di Inter e Milan -. Gli ultimi successi nerazzurri recano quel marchio: Roberto Mancini e José Mourinho non erano affabili. Però hanno vinto (in realtà, dopo loro due, anche Benitez e Leonardo hanno vinto in nerazzurro, ndr). Antonio Conte non è Stefano Pioli, Carlo Ancelotti, Claudio Ranieri. Non appartiene a quella categoria di allenatori-filosofi che hanno ingentilito la storia del calcio. La sua scontrosità era nota fin dall’inizio, ma questo non ha impedito a molti di noi di dargli un sincero benvenuto in nerazzurro. I trascorsi juventini non contano. Un allenatore è un professionista, l’importante è che metta tutto se stesso — testa, nervi, cuore — nella nuova squadra: e Conte lo ha fatto. Si è dimostrato un gran motivatore, almeno per metà stagione. Non ha saputo però rinunciare a una caratteristica: si lamenta. Si lamenta del calendario («Folle, fatto per mettere in difficoltà l’Inter»). Si lamenta degli arbitraggi («Su Sanchez non è niente e qui è giallo, allora lo fai apposta!»). Si lamenta — e questo è grave — di aver «preso un prodotto preconfezionato», quando la società gli ha comprato Lukaku, Godin, Sanchez, Sensi, Barella e Biraghi in estate; ha ripreso Bastoni; ha condotto un lussuoso mercato di gennaio (Young, Moses, Eriksen). Tutta gente scelta dall’allenatore e gentilmente recapitata dall’ad Giuseppe Marotta. La lamentosità non serve e non aiuta. Stefano Pioli ha rimesso in piedi il Milan mentre la società trattava col suo sostituto, Ralf Rangnick (che è rimasto in Germania, e non solo perché nessuno in Italia sarebbe riuscito a pronunciarne il nome). L’allenatore rossonero avrebbe potuto lamentarsi. Ma non l’ha fatto. Antonio Conte mi creda: i tifosi di una vita conoscono l’anima profonda di una squadra più di un allenatore, inevitabilmente di passaggio. Lamentarsi — all’Inter, dell’Inter — non paga; irrita, invece. Soprattutto quando il lamento è unito alla reticenza su vicende che sono sotto gli occhi di tutti. Una in particolare: l’Inter ha perso 22 punti (ventidue!) da situazioni di vantaggio. Debolezza fisica o fragilità nervosa? Cambi ritardati e/o sbagliati? Sarebbe interessante conoscere il parere dell’allenatore. Così, sarebbe utile sapere perché in Champions, dopo due spettacolari primi tempi (a Barcellona e a Dortmund), la squadra è scomparsa dal campo. Nella prossima stagione l’Inter giocherà ancora la Champions, viva l’Inter. Ma questo era accaduto anche con Luciano Spalletti (altro scontroso). Quest’anno — vista la qualità dell’allenatore, l’arrivo di Marotta, gli investimenti, la varietà e la qualità dei giocatori — ci aspettavamo di più. Si può scrivere? Bene: l’abbiamo scritto. E se Antonio Conte vorrà lamentarsi di questo articolo, prego, faccia pure".

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Sezione: Rassegna / Data: Sab 25 luglio 2020 alle 12:21 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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