Il Corriere della Sera pubblica oggi una riflessione dell'interista Beppe Severgnini riguardo alla situazione in casa Inter. La riflessione parte dall'exploit di Federico Dimarco in azzurro per poi passare altrove. "Di sicuro, anche se Dimarco diventasse titolare a sinistra (avverrà, scommettiamo?), i guai dell’Inter non scomparirebbero. I buoni giocatori ci sono, l’esperienza pure (il paterno Marotta). I problemi sono d’altro tipo. Societari — senza palanche a Milano non si vince — e psicologici".

Severgnini racconta di aver partecipato alla cena organizzata dall'ex presidente Ernesto Pellegrini. Ai giocatori ha chiesto: "è pensabile che l’Inter del 2022 si trovi fra trent’anni come voi, un gruppo di amici? Risposta: no. Le squadre di ieri erano squadre. Oggi sono professionisti che giocano con la stessa maglia. E lo fanno seriamente, quasi sempre. Ma la vita, fuori dal campo, è individuale: procuratori, preparatori, agenti pubblicitari, social media manager, magari la moglie sui social. Il compagno più fidato non è quello nel letto di fianco. È lo smartphone che tengono in mano. Lo spirito di squadra viene costantemente invocato, da qualsiasi società. Ma lo spirito si può invocare se c’è".

Un'altra riflessione riguarda Inzaghi. "Quando le cose girano, l’Allenatore Fratello è formidabile. Quando le cose non girano, sono guai. Ecco: l’Inter, oggi, ha bisogno di un Sergente. Appassionato, ma deciso. Questo non vuol dire che debba cambiare allenatore (sarebbe un peccato, la squadra giocava bene: poi, Bologna). Vuol dire che l’allenatore deve cambiar passo, finché è in tempo. Il piacentino Inzaghi, alla Lazio, ha gestito per anni il tonitruante neo-senatore Claudio Lotito: è temprato. Ma ricordi, in attesa della Roma di Mourinho, uomo del pantheon nerazzurro: il biscione milanese è gentile, sorridente, ipnotico. Finché non ti stritola".

Sezione: Rassegna / Data: Mer 28 settembre 2022 alle 12:00
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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