Per discutere di arbitri e di una stagione tutt'altro che brillante da parte dei fischietti italiani, il Corriere dello Sport ha intervistato Luca Marelli, ex direttore di gara e oggi commentatore DAZN.

Il designatore incontra qualche difficoltà a gestire i suoi uomini in questo finale convulso di campionato, non sembra anche a lei? 
"Lo si capisce guardando le scelte per la prossima giornata. Fabbri è fuori gioco da parecchio tempo per infortunio. Orsato è fermo anche lui da tre settimane e suppongo abbia qualche problema fisico. Sozza si è fermato, è rientrato in Serie B, si è fermato di nuovo: a questo punto mandarlo in Serie A era impossibile, a parte l’importanza della gara di B che dirigerà. E poi Napoli e Roma presentano un altro problema rilevante". 
 
Che cosa sta succedendo? Crisi di vocazioni o debolezze nella formazione dei nuovi arbitri? 
"Secondo me soprattutto una questione di formazione. Per dodici anni nelle sezioni si è parlato più di politica che di tecnica. La sezione dovrebbe essere un luogo di apprendimento e invece si trattavano tutt’altri argomenti. Non voglio approfondire. Mi sembra che con la nuova dirigenza dell’Aia si stiano facendo passi avanti. Però Rocchi si è trovato ad affrontare un’emergenza. Non è un caso abbia lanciato tanti giovani. Ovviamente questi giovani, tipo Marinelli, Marchetti e Massimi, sono più un investimento per il futuro che una sicurezza per il presente. Bisogna lasciare tempo al designatore, che ha fatto un gran lavoro quest’anno. E lo dice uno che dev’essere critico per missione professionale". 
 
Gli incidenti di percorso non sono mancati. 
"Rocchi è un essere umano e ha a che fare con esseri umani. C’è stato qualche errore di troppo, è vero. I più gravi però sono arrivati dagli affermati".  

Il paradosso del Var: invece di abituarsi allo strumento, gli arbitri ne sembrano sempre più vittime. 
"Solo percezione. I dati dell’Aia dicono invece che le decisioni corrette sono intorno al 95%. In questa stagione gli errori accertati sono 13, su un centinaio di decisioni cambiate. Dopo quattro anni e mezzo ancora si considera il Var una moviola in campo, e non lo è. Ovvio che il rigore negato a Belotti contro l’Inter resta uno sbaglio grave".  
 
La soluzione migliore è la separazione delle carriere? 
"Ne sono convinto. Però ci vorrà tempo: i Var devono comunque essere ex arbitri. E serve anche una categoria professionale di Avar, che si occupano principalmente di fuorigioco, situazioni da guardalinee, episodi oggettivi". 

Sezione: Rassegna / Data: Gio 14 aprile 2022 alle 10:48 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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