Lunga intervista per Aristide Guarneri, difensore della Grande Inter, al Corriere della Sera. Si parte dagli anni dell'oratorio, si arriva fino al grande calcio. "Col pallone ero bravino ma avevo un problema: ero piccolo, infatti giocavo all’ala, dove mettevano i bassotti. A quattordici anni mi sono trasformato, sono diventato un metro e ottanta, e le cose sono cambiate. Ho iniziato a giocare in difesa. Il Codogno, poi il Como in serie B. E l’Inter. Si dice che mi volesse anche la Juventus ma quelli dell’Inter corsero a Como con una borsa piena di contanti".

Per Guarneri "una delle qualità indissolubili di quella squadra fu l’amicizia, giocavamo davvero uno per l’altro, una compattezza, uno spirito di collaborazione. Ma proprio per questo motivo, uno fuori preferiva starsene per i fatti suoi. Anche perché dal venerdì al lunedì, con Herrera si stava in ritiro, ed era un regime militare".

Quanto allo squadrone degli anni '60, Picchi "era l’allenatore in campo, spesso ricevevamo da Herrera indicazioni che Armando ci aveva già dato. C’era, in Herrera come in Picchi, l’ossessiva capacità di preparare prima le partite. Sapevamo tutto, ma proprio tutto, dei nostri avversari. L'avversario più forte? Ho marcato anche Pelé ma nel calcio è tutto relativo e soffrivo Brighenti. Lo stadio più ostico? La partita di Coppa Campioni contro l’Everton. I tifosi inglesi fecero un baccano primordiale, c’era un’atmosfera indemoniata".

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Sezione: Rassegna / Data: Ven 11 giugno 2021 alle 11:38
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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