A pochi giorni dalla finale di Euro 2020 tra Inghilterra e Italia, Gianfelice Facchetti racconta a La Gazzetta dello Sport il legame del padre Giacinto con l'Europeo del '68: "Papà era molto legato al ricordo dell’Europeo del ’68, anche perché quella fu la prima volta in cui la gente scese in strada per la Nazionale. E poi l’avversario: l’URSS, che era una potenza, anche politica, e ci aveva sconfitti nel ’66. Cercavamo la rivincita. Infine, naturalmente, amava il ricordo perché, da capitano, era stato protagonista del sorteggio che decise la qualificazione - continua Gianfelice -. Entrò euforico in spogliatoio e annunciò che la monetina ci aveva portati in finale. I compagni di squadra esultarono, tutti, tranne Burgnich che rimase seduto tranquillo. Mio padre gli chiese: “Tarcisio, non sei contento? Perché non festeggi?” “Perché lo sapevo già che avresti vinto. Ero sicuro. Hai troppa fortuna...” Giacinto e la Roccia condividevano la stanza in ritiro, all’Inter e in Nazionale. Qualcuno ha raccontato che la monetina si infilò in un fessura e restò in bilico. Papà non me l’ha mai detto. Disse solo che aveva scelto testa, senza spiegarmi il motivo. Io resto convinto che l’abbia fatto perché in tutte le sue scelte, papà ha sempre privilegiato quella più razionale. Prima di prendere molte decisioni, ho pensato spesso a quella monetina. E ho scelto la testa anch’io, come papà".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 10 luglio 2021 alle 09:43
Autore: Stefano Bertocchi
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