Dopo l'addio improvviso all'Empoli, Aurelio Andreazzoli parla alla Gazzetta dello Sport anche della sua seconda esperienza in azzurro e del lavoro fatto su giovani come Asllani e Pinamonti.

Si aspettava l’esonero?
"No, è stata una sorpresa. Però a me interessava soprattutto finire il lavoro interrotto anni fa, dopo l’ingiusta retrocessione del 2019. Era un debito che avevo nei confronti di me stesso e dell’ambiente. E quest’anno ci siamo salvati in anticipo, contro ogni pronostico. A volte, quando raggiungi un obiettivo, sembra quasi che sia dovuto, non conquistato".

Come si fanno crescere Viti, Asllani, Pinamonti?
"Quando un ragazzo ha talento, non devi metterci troppa roba: devi accompagnarlo, non usarlo. Devi seguirlo, spiegargli le cose, lasciarlo giocare, ogni tanto tenerlo fuori. Asllani pensa solo al calcio, corre più di tutti, capisce al volo, se sbaglia è il primo a riconoscere l’errore. A Empoli volevano mettergli un premio sui minuti giocati: lui l’ha voluto sulle presenze da titolare, anche se rischiava di non prenderlo. Anche Viti è molto bravo. Su Pinamonti ho inciso perché sono andato oltre il giocatore, che ha buone qualità ma deve ancora tirarle fuori tutte: ho scelto la persona, che avevo conosciuto a Genova. Gli serve un supporto per rendere al meglio e a Empoli l’ha avuto".

Il calcio è un gioco semplice o complicato?
"Complicato. Chi dice che è semplice lo fa per comodità, per non essere messo alla prova sulle difficoltà. Io mi faccio tante paranoie perché voglio dare tutto alla squadra in base alle mie conoscenze. Anche una rimessa laterale a centrocampo ha un’importanza vitale. Altro che semplice".

Sezione: Rassegna / Data: Mar 07 giugno 2022 alle 11:30 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print