Intervistato da Tuttosport, l'ex difensore dell'Inter Riccardo Ferri ha risposto al paragone sempre più insistente che si fa tra l'Inter odierna di Roberto Mancini e quella della stagione 1988-1989 guidata da Giovanni Trapattoni, di cui l'ex calciatore faceva parte. Ecco le sue parole:

Ferri, i numeri sono simili: ci sono altre somiglianze?

"Non mi fanno impazzire le analogie tra squadre appartenenti a momenti calcistici diversi. Però è innegabile individuare qualcosa di simile. Mi sembra che Mancini si stia in un certo senso violentando per adattare la squadra agli avversari. Per questo motivo cambia spesso sistema di gioco e interpreti a secondo dell'assetto di chi ha di fronte".

Anche Trapattoni si adattava?

"Intendiamoci, parlando di 'adattamento' non intendo dire che un allenatore rinuncia a giocare. Ma che ragiona in base all'avversario di turno. In questo senso anche noi nel 1988-89 ci comportavamo nella stessa maniera. Di fronte avevamo fuoriclasse con una tecnica sopraffina come Maradona, Careca, Gullit e Van Basten. Ogni squadra aveva campioni molto abili nello stretto. Allora cercavamo di abbassarci restando compatti in modo da togliere spazio alle loro giocate e ripartire rapidissimi".

La vostra Inter aveva più soluzioni offensive rispetto alla squadra di Mancini?

"C'erano giocatori di grande tecnica come Brehme, Matteoli e Alessandro Bianchi. Elementi capaci di trascinare al contropiede in pochi secondi come Matthaus e Berti. E davanti avevamo una doppia soluzione: Serena per le palle in area e Diaz per il gioco a terra. Eravamo in grado di ribaltare l'azione da un'area all'altra con due o tre passaggi. Ma anche questa Inter ha giocatori interessantissimi. Ad esempio, Icardi e Palacio. Forse qualche volta sono un po' isolati".

Ma, secondo lei, non è una scelta precisa di Mancini giocare in questo modo? Ha voluto centrocampisti con caratteristiche ben precise, come Felipe Melo.

"Roberto ha cercato di ovviare al problema più grave dell’Inter della scorsa stagione: la squadra subiva gol troppo facilmente. E ha voluto calciatori utili a invertire la tendenza. Ci è riuscito. Ora gradualmente inizierà la fase due. Trovato l’equilibrio difensivo, bisogna andare alla ricerca di fantasia e creatività. In rosa ci sono già calciatori ideali per questo, come Jovetic e Ljajic. E sono convinto che nelle prossime sessioni di mercato arriveranno altri campioni. Questa squadra è un cantiere aperto che ha ancora bisogno di essere completata. Ma Roberto sa benissimo cosa fare".

Sezione: News / Data: Gio 12 novembre 2015 alle 17:47
Autore: Lorenzo Peronaci / Twitter: @lorenzoperonaci
vedi letture
Print