Lunga intervista della Gazzetta dello Sport a Lionel Scaloni. Il c.t. dell'Argentina, ovviamente, ha parlato parecchio di Lautaro Martinez, stella dell'Inter e della Seleccion.
Domenica Lautaro e Kolo Muani si ritrovano a Torino dopo la finale in Qatar. Ci sarà?
"Sì, ho grande curiosità e voglia di vedermi una delle partite più importanti della stagione italiana, una sfida arricchita dal duello a distanza tra due dei migliori attaccanti del mondo. Lautaro sta benissimo, è in uno stato d’animo perfetto, nel 2025 sta segnando tanti gol, e Kolo Muani è l’acquisto dell’inverno, è appena arrivato e non poteva iniziare meglio. Sarà un gran match".
Torniamo su Lautaro. In autunno ha attraversato un momento di difficoltà, segnava meno per i suoi standard, per caso si è preoccupato?
"No mai. E sa perché? Perché Lautaro è un giocatore totale, non è semplicemente un attaccante il cui valore si misura con i gol che segna. È un calciatore che fa giocare la squadra, e la cosa vale ancor di più in questa Inter di Inzaghi: si abbassa per far salire i centrocampisti e dialogare con loro, i suoi movimenti non sono mai casuali e sono sempre positivi per la squadra. La sua intelligenza tattica lo rende molto più di un semplice attaccante. È un giocatore che c’è sempre, che segni o no è vitale e fondamentale nel funzionamento della sua formazione. Per questo non mi sono mai preoccupato. E poi anche perché lo conosco e lo apprezzo come un figlio".
Dove lo mette nel ranking dei grandi attaccanti del momento?
"Diciamo che nel mondo oggi ci sono pochissimi attaccanti come lui. Ma proprio pochi pochi eh?".
Ed è anche il capitano dell’Inter.
"Chiaro, perché è il giocatore simbolo dell’Inter, la fascia ha un grandissimo valore ma in generale Lautaro è largamente il giocatore più riconosciuto tra i nerazzurri, oltre ad essere campione del mondo. È un prestigio che si è guadagnato disputando grandissime stagioni nelle quali ha mostrato sempre una regolarità mostruosa, cosa molto molto difficile per un attaccante in un campionato come la Serie A".
Passiamo dall’altra parte. Sorpreso dalle difficoltà della Juventus? Tanti pareggi, quinto posto a -12 dal Napoli...
"No, per niente. Mi spiego: la Juve è una squadra che sta tornando ad essere ciò che era, si sta ristrutturando dopo aver subito tanti cambi a tutti i livelli: club, staff tecnico, giocatori. Nel passato recente ha costruito squadre storiche e ora attraversa un momento che io ritengo necessario: un cambio importante che prima o poi tocca a ogni squadra, e la cosa più importante è che è lì. Ovviamente quest’anno non può lottare per il titolo, ma per un posto in Champions sì. Non è così in basso in classifica, ha la possibilità di avanzare in Europa, l’importante è che continui sulla strada del ritorno a ciò che era: se non la squadra più grande d’Italia una delle più grandi".
Nico Paz del Como? Con lei ha debuttato in ottobre.
"Spero sia un giocatore della nazionale per tutta la vita, fino a quando vorrà. Abbiamo grandissime speranze riposte in lui. Procederemo con calma come stanno facendo nel Como, proteggendolo, volendogli bene e dandogli la possibilità di giocare con grandi giocatori".
Come vede il duello tra Inter e Napoli?
"Aperto fino alla fine. Dipenderà molto dalla Champions dell’Inter: la squadra di Inzaghi ha le possibilità di arrivare fino in fondo in Europa e ovviamente l’usura avrà il suo peso. Lì il Napoli, che con Conte sta facendo una grande stagione, ha un piccolo vantaggio. Sarà decisivo vedere se l’Inter riuscirà a resistere al meglio sui due fronti".
L’Inter è la squadra costruita meglio in Italia?
"Se parliamo di costruzione non so, perché ci sono altri club con rose di livello, molto competitive, però è senza dubbio la squadra che si conosce meglio: giocano a memoria, sanno alla perfezione gli scambi e i movimenti di posizione, fanno tutto in maniera tanto naturale che per gli avversari è molto difficile controbattere questa fluidità. Tutti dicono che Inzaghi fa il 3-5-2 ma io a volte cerco di capire come gioca quando ha la palla e non è una cosa facile da decifrare. Gli inserimenti di Bastoni e Darmian, i movimenti verso l’interno di Dimarco, è tutto così chiaro che diventa difficile da fermare. Juventus, Milan, Lazio e Napoli hanno cambiato allenatore, non possono avere gli stessi automatismi".
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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