Pronti, partenza, via. In quella cornice futuristica, sono gli occhi di Barella proiettati verso l'alto, a colpire l'istantanea dell'ingresso in campo. L'uomo del momento dal coraggio energico lotta e costruisce due bordate che impegnano la retroguardia bavarese. Corridoio verticale verso Gosens, bravo a metterla giù e ad inserirla verso Lautaro Martinez, che in spaccata non trova la chiave del deposito per il vantaggio. Azione telecomandata, degna di un inizio di gara costruttivo e indirizzato sugli entusiasmi di pedine rampanti. Il livello attenzionale è massimo. D'altronde così deve essere, come un imperativo categorico e decisionale. E nemmeno il rimpianto del rigore non concesso per il tocco di mano di Manè scalfisce la grinta nerazzurra.  L'aggressività è lo spirito del Bayern Monaco, che mette la testa avanti con il guizzo di testa di Pavard, liberatosi con maestria dalla marcatura, un po' troppo leggera, di Lautaro. È l'indirizzo non proprio meritato, per quanto annotato nel conto delle occasioni della prima mezz'ora.

ASSILLI E ANSIE? ANCHE NO. Manè fallisce l'appuntamento col tiro a giro, bloccato correttamente da Onana. La rapidità del senegalese e l'estro di Coman, oltre alle geometrie di Kimmich e gli inserimenti senza palla di Sabitzer: la componente degli ingredienti con idee chiare. Seppur la sfida abbia la propria vita sul dinamismo a sprazzi, i ventidue calcianti giocano senza remore e con l'interruttore dell'accelerazione quasi sempre in modalità on. Alcuni eccessi costruttivi imprecisi della difesa di Inzaghi conducono i bavaresi sul binario della gestione. Qualche affondo non va a compimento, anche se le insidie sono sempre dietro l'angolo, soprattutto quando Coman accelera per vie centrali, dimostrando il solito estro talentuoso. La spensieratezza dei reparti risiede in qualche leggerezza che avrebbe potuto costare cara. Ripensando, ad esempio, al liscio in scivolata di Darmian, che ha innescato l'ultima operazione offensiva della prima frazione non concretizzata dai tedeschi.

FIDUCIA E QUALITÀ. Il Bayern non forza mai la giocata, è questo un aspetto prediletto che configura l'identità delle squadre migliori in quell'universo. C'è sempre una pedina disponibile a fornire il rimorchio. Insomma, le soluzioni adottabili per una profondità da attaccare anche quando lo spazio pare non esserci. Coman procede a continue sterzate istantanee e imprevedibile, a Manè manca il solito spunto per la pennellata pregiata. Barella s'intestardisce in alcune giocate senza uscita, così Inzaghi decide di farlo riposare insieme a Lautaro, in vista del Derby d'Italia. La rovesciata d'esterno di Choupo-Moting è in offside e i ritmi s'abbassano sensibilmente. Così le due squadre si spaccano, concedendo all'avversario la possibilità di colpire. La coglie proprio Choupo-Moting, la cui staffilata viene indirizzata sotto al sette: spettacolo per gli occhi. Di lì in avanti è proiezione asfissiante con Musiala, Gnabry e il giovanissimo Tel che sfruttano la verticalità. La qualificazione nerazzurra agli ottavi è un bel premio. Adesso testa alla Juve.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 02 novembre 2022 alle 08:15
Autore: Niccolò Anfosso
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