Le situazioni di José Mourinho e Romelu Lukaku, ora alla Roma dopo un passato all'Inter, non sono minimamente paragonabili. Lo sostiene Marco Materazzi, storico ex difensore nerazzurro intervistato da La Gazzetta dello Sport a poche ore da Inter-Roma: "Perché San Siro fischierà Lukaku e non hai mai fischiato Mourinho?", chiede Matrix ad inizio chiacchierata.

Intuitivo...
"Non è così difficile, mi pare. Bastava dirlo: me ne vado perché... È stato bello, grazie di tutto, eccetera eccetera. Bastava dirlo prima, soprattutto".

Neanche Mourinho lo aveva detto, in realtà.
"Pubblicamente no, ma ci giocavamo una Champions, non un torneo amatoriale. E poi a chi di dovere, il presidente Moratti, in pratica lo aveva detto. E anche a noi: se ci si conosce non servono discorsi solenni, bastano gli sguardi, le non risposte".

Dunque è il silenzio che non viene perdonato a Lukaku.
"Il silenzio e i suoi tempi. Dice che quando parlerà si capiranno tante cose: speriamo, ma noi tifosi interisti stiamo ancora aspettando. Io, se avessi fatto una scelta come la sua, avrei già avuto bisogno di spiegare. E avrei spiegato, da un pezzo. Perché ci sono cose che non serve dire, come quella notte a Madrid. Ma altre invece è importante dirle, spiegarle".

Quella notte a Madrid, ovvero uno con la faccia sulla spalla dell’altro a piangere?
"Esatto, zero parole. Ci eravamo già detti tutto: anche prima che mi mandasse in campo per quei pochi minuti della finale".

Dunque ci ricorda cosa Mourinho le disse all’orecchio in campo, la sera del 22 maggio 2010?
"'Marco, eri in campo nella puta finale del Mondiale e sei in campo in questa puta finale di Champions'. Ci ho provato per l’ultima volta, con la maglia in bocca per non far capire cosa gli stavo dicendo: 'Resta, nessuno ti amerà come è successo nella nostra famiglia'".

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Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 28 ottobre 2023 alle 08:15
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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