Nel quadrante del derby d'Italia c'è l'entusiasmo di chi lotta per i rispettivi obiettivi. L'atmosfera dello Stadium è molto calda e sin dal calcio d'inizio Juventus e Inter mettono in chiaro che il ritmo sarà alto: coraggio e intraprendenza costituiscono il tratto identitario del canovaccio della prima frazione. Bianconeri insidiosi con Nico Gonzalez che cerca di sfruttare la scivolata di Calhanoglu. La catena episodica assume le sembianze di un'altalena quando Barella scivola ma trasforma il tiro errato nell'assist per Taremi (acrobazia complicata), ma Di Gregorio esegue l'intervento riparatore. La parola d'ordine (o meglio, il verbo) è: offendere. Il pressing alto nerazzurro costringe la Juve agli straordinari soprattutto in uscita palla, ma talvolta alla truppa di Motta riesce molto bene l'esecuzione in verticale. Juventus e Inter si fronteggiano guardando in avanti e con la volontà di non lasciarsi alle spalle un ricco tavolo di rimpianti. Sembrerà strano in partite come questa, ma il tatticismo non viene promulgato. Anzi, si ricerca il pericolo costante, quel briciolo di rischio misto a incoscienza che può permettere di arrivare alla meta.
BOTTA E RISPOSTA NEL PENSIERO OFFENSIVO. Nico Gonzalez e Conceicao impegnano Sommer in due circostanze nel giro di pochi secondi, poi l'occasione gigantesca arriva sui piedi di Lautaro, che perde le coordinate dell'orizzonte prediletto, spedendo altissimo da posizione molto favorevole il possibile pallone del vantaggio del Biscione. Hegel contemplava il binomio conservazione-superamento per constatare l'Aufhebung, un'ambivalenza di una realtà situazionale che può essere allo stesso tempo superata, conservata e sollevata ad un livello superiore (l'equivalenza del gol del vantaggio). Come quando Dumfries s'invola a destra (minacciando più volte Savona) e colpisce in pieno il palo. Altra chance costruita negli spazi e con la mentalità improntata sulla proiezione verticale. Il metodo di sviluppo dell'Inter è chiaro, così come quello della Juventus che, appena intravede la più piccola parvenza di spazio, ricorre con istantaneità alla rapidità verticale. Nel processo ontologico della partita manca solamente l'acuto vincente.
RIPRESA AMARA E OPACA PER I NERAZZURRI. Nel secondo tempo il messaggio della Vecchia Signora è fortemente battagliero e sin da subito si comprende che per l'Inter non saranno 45 minuti semplici. L'atteggiamento della Juve è incentrato sulla lotta: Conceicao e Renato Veiga si rendono pericolosi. C'è equilibrio ma sono i bianconeri a rendersi più pericolosi in fase offensiva. Conceicao sigla la rete del vantaggio, dopo un'azione insistita di Kolo Muani. La rete incassata non scuote i nerazzurri, incapaci di reagire e anzi quasi costretti a prendere il secondo gol con il tiro a botta sicura di Koopmeiners disinnescato da Dumfries. Cuore, grinta e intensità: il potenziale energico messo in campo dalla Juve nella ripresa è stato decisivo, l'Inter ha fatto davvero tanta fatica a esprimersi con forza e fluidità. Così nel derby d'Italia è arrivata una sconfitta dopo un secondo tempo amaro e opaco. Gioia bianconera, rimpianti nerazzurri nella mancata capitalizzazione offensiva nel corso del primo tempo. Ma la stagione è ancora lunga...
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