Ospite sul canale Twitch di Alessandro Cattelan, Nicola Berti ha parlato di Inter, scudetto e tanto altro. Ecco alcuni passaggi della sua chiacchierata pomeridiana. "La Juve non ci prende più, ancora un paio di partite e poi cominciamo leggermente ad avvicinarci a quello che manca da tanto tempo. Non montiamoci troppo la testa, stiamo schisci. Il fatto di avere lo scontro diretto alla penultima è meglio, ma non mi fido. Voglio che finisca prima, la sofferenza fino alla fine non la voglio assolutamente".

Come hai visto quest'anno l'Inter?
"A parte la prima parte con l'eliminazione dalla Champions, molto bene direi. Ma l'ho vista dalla tv, non ce la faccio ad andare allo stadio vedendo tutto vuoto. Mi avevano invitato a inizio anno quando si poteva, ma non sono andato".

Che tipo di centrocampista eri?
"Facevo tutto e bene. Ero un numero 8, il classico uomo con l'inserimento senza palla. Conte, per dire, aveva preso da me. Nella prima stagione dei numeri personalizzati, scelsi il 18 perché l'8 lo lasciai a Paul Ince, che convinsi ad arrivare a Milano giocando a tennis. Gli organizzai una piccola festicciola di benvenuto e il giorno dopo firmò immediatamente. Mi costò la numero 8... Poi non l'ho più ripreso, andai al Tottenham e presi il 35".

Qual è il giocatore più forte con cui hai giocato?
"Ronie, per forza".

È vera la storia di Pressing con la Thurman?
"Uma Thurman mi accompagnò, restò nel pubblico della trasmissione e non se ne accorse nessuno. Ora ho perso i contatti, ma in quel periodo veniva a vedere le partite dell'Inter".

I tuoi gol preferiti?
"Quelli nei derby. C'è quella rete in cui dichiarai ai rossoneri che gli avrei fatto gol e glielo feci. Stagione 92/93, l'anno in cui stavamo rimontando".

I derby erano più belli?
"Non ci si parlava per una settimana, poi in Nazionale facevamo pace. Ma durante il campionato c'era una sfida anche prima delle partite. Ricordo che ci riscaldavamo nelle palestrine, non in campo: le pallonate che tiravo dall'altra parte per dar fastidio... Con qualche altra squadra siamo anche venuti quasi alle mani già prima delle partite".

Su Barella.
"Un po' ci assomigliamo, con quel capello di profilo... Mi piace tantissimo. Lui è molto più tecnico, poi ha agonismo, voglia, intensità. Mio idolo in assoluto".

Su Bergkamp.
"Abbiamo vinto una Coppa Uefa, mi faceva degli assist. Un fenomeno tecnicamente, però ogni tanto tirava indietro il piede e sai che in Italia non puoi farlo. Non si è inserito bene perché non era 'cattivo'. E non prendeva nemmeno l'aereo per fare trasferte".

Su Ruben Sosa.
"Simpaticissimo e tecnicamente fortissimo".

Che fine ha fatto Igor Shalimov?
"Mi ci sento spesso, allena in Russia".

Ti ricordi Montero?
"Il più cattivo di tutti, lo avrei voluto tutta la vita in squadra con me. Un pazzo furioso. Con Simeone litigarono nel tunnel: Montero si tolse la maglietta e lo chiamò, ma Diego declinò l'invito. Io avrei voluto chiuderli dentro la stanza per vedere come sarebbe andata a finire!".

Commento su Darko Pancev?
"Per me era fortissimo, ha beccato l'anno sbagliato. Incompreso. Ha trovato una squadra che non andava bene, ma per me era più forte di Pippo Inzaghi".

Ricordi della finale del 1994?
"Ero l'unico interista, ero in camera con Baresi. Era una Nazionale tutta Milan e Parma, c'era Sacchi in panchina... Faceva caldo, ma a New York era peggio per l'umidità".

E Djorkaeff?
"Lo sento sempre. L'altro giorno l'ho chiamato di notte per il suo compleanno, senza dirgli nulla: con alcuni amici, gli abbiamo solo cantato la canzoncina del coro che gli dedicavano i tifosi nerazzurri".

Con chi ti senti di più dei tuoi ex compagni?
"Beh Aldo Serena, andiamo anche in vacanza insieme. Con il calcio ho staccato tutto, non ho mai pensato di restare nei quadri tecnici. Collaboro con l'Inter come ambasciatore, ma solo quello".

Miglior allenatore avuto in carriera?
"Trapattoni, che l'ho avuto per più anni e con cui abbiamo vinto lo scudetto dei record. Lui è uno paterno, sa dialogare e ha un grande humor".

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Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 16 marzo 2021 alle 18:28
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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