Primi istanti di sufficienza nelle giocate, di squilli mancati e di eccessivi temporeggiamenti. Allora Arnautovic s'attiva per la giocata al volo: si sfila per l'aggancio ideale della traiettoria tesa e il tiro immediato, Onana gli interrompe il filo con la speranza del vantaggio, inglobando la sfera con bravura e fortuna. Brividi che scorrono via lungo la schiena di Inzaghi. L'errore di Medel nella costruzione dal basso eleva la possibilità di schiaffo con il collo destro di Calhanoglu, ma il contro balzo s'impenna e l'indirizzo non è quello giusto. Densità e dinamismo: in mezzo al campo i duelli sono all'ordine del minuto. Quando s'innesca lo spazio, occorre sfruttarlo. La carambola della (s)fortuna è quella di Lykogiannīs, il cui fondoschiena getta fuori causa Onana sulla stoccata al volo di Orsolini.

AZIONE E REAZIONE. Tanto bella quanto pesante la girata pazzesca di Dzeko. Riviviamola: accompagnamento perfetto, dosaggio impeccabile. La coordinazione è l'invenzione di un capolavoro impressionante. Panchina nerazzurra incredula, l'applausometro dei cuori nerazzurri inizia pian piano a crescere, incrementando il tasso d'intensità. I contrasti permangonono, la grinta è esponenziale. Medel e Lautaro si 'beccano', Dimarco completa la rimonta con un sinistro chirurgico che schizza vicino a Dzeko (bravo a scansarsi) e trafigge la resistenza di Skorupski, sul suo palo. Entusiasmo ed energie: Thiago Motta se la prende con l'arbitro per il fischio (dubbio) della punizione che ha portato al 2-1. Solo l'antipasto del tris: appostamento sul primo palo del Toro: il settimo squillo è la congiunzione con la rete. Funzionamento minuzioso della palla inattiva calibrata pregevolmente da Calhanoglu. Scacciata via ogni parvenza di paura, telecomandando il controllo esecutivo e attenzionale.

L'ONDA TRAVOLGENTE. Come un'onda costante e progressiva, azione e reazione si fondono nella sostanza della risalita. Dallo sviluppo negativo scatta la scintilla del riscatto. Con fame ed energie gestionali pregiate. Come la sterzata su Sosa e il deposito mancino di Dimarco, che infila il poker conseguente ad una traversa incredibile colpita da Dzeko a due passi dalla porta avversaria. Il monologo è un esercizio dell'intelletto. Le pedine felsinee non trovano più i confini del reale, Skorupski è beffato con qualità. Arnautovic e Barrow non s'arrendono, ma il braccio di Sosa è galeotto. Lautaro consegna il dischetto a Calhanoglu: il turco è perfetto, la manita è servita sul velluto, la sesta rete accade per inerzia. È proprio vero che basta una carambola sbandante a scatenare l'onda travolgente.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 10 novembre 2022 alle 08:15
Autore: Niccolò Anfosso
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