Intervistato nella sede dell'Inter dalla trasmissione 'O anche no' in onda su Rai 3, Beppe Marotta ha parlato dell'Inter Special, la squadra nerazzurra formata da atleti disabili: "È un piacere immenso avere a che fare con questa categoria di ragazzi, ti sorprendono giorno dopo giorno per quello che riescono a esprimere e a recepire e per le emozioni che ti danno. Sono momenti sicuramente molto diversi dalle pressioni e dai risultati sportivi, ma che poi fanno parte di quell'angolo pieno di luce che è rappresentato da uno sport come il calcio".

I due valori alla base dell'Inter Special sono "education" e "community": "Education è far capire cosa significa rispettare il prossimo, che in questo caso è il tuo avversario, quindi il vivere le emozioni della partita in un modo non violento ma assolutamente positivo e propositivo. Community perché il calcio è un fenomeno che tocca tutti i tessuti, quindi da questo punto di vista si tratta anche delle iniziative che l'Inter attua non solo investendo in risorse finanziarie, ma anche in risorse umane".

Un progetto parallelo è quello di Inter Campus. "Inter Campus - ha spiegato l'ad interista - è un'iniziativa che, grazie alla famiglia Moratti che l'ha creata, porta questi colori in giro per il mondo, tra i bambini e le realtà più disagiate. Dietro una palla che corre e una maglia indossata c'è il fatto di far stare bene qualche bambino più sfortunato dei nostri".

Parlando di esperienza personale, "io mi sono avvicinato a questa realtà, che è il mondo del calcio e dello sport, perché avevo e ho tuttora un grande sentimento che è quello della passione. La passione verso una palla che rotola e quella che poi è diventata la mia professione. Da un gioco è diventata una professione, credo che questa sia una fortuna immensa che mi è capitata, che devo conservare e saper apprezzare. Oggi invece ritengo che sia giunto il momento in cui tutto quello che ho avuto devo cercare di ridare indietro. Ho a disposizione una società per fare emergere i valori importanti, che possono essere l'inclusione, il fatto di essere altruisti, di fare avvicinare a questa realtà sportiva non solo i bambini che poi diventano i calciatori professionisti del domani, ma soprattutto i bambini che diventano gli uomini del domani".

Infine il punto sugli aiuti negli stadi per le persone disabili: "Noi siamo fanalino di coda rispetto ad altre realtà calcistiche europee. Anche qui cerchiamo di migliorare le strutture affinché possano essere più accoglienti, eliminando ogni tipo di barriera. Noi siamo favorevoli e investiamo laddove possibile, perché l'emozione dello stare insieme agli altri significa anche vivere comunque, indipendentemente da tutto, dei momenti di felicità e di aggregazione molto positivi".

Sezione: Focus / Data: Dom 13 novembre 2022 alle 17:37
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DanieleAlfieri7
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