Terza amara sconfitta per i campioni d'Italia che non approfittano dei mezzi passi falsi del Napoli e cadono in casa di una Juventus che ferisce con un'arma che i nerazzurri quest'anno sembrano di tanto in tanto dimenticare: l'orgoglio. Se Thiago Motta sperava in una conferma dopo i successi con Como e PSV, Inzaghi sperava nella continuità dopo la bella reazione di lunedì scorso, arrivata dopo il clamoroso scivolone di Firenze. Ad uscire col sorriso dai 90 e oltre minuti dello Stadium è l'allenatore bianconero che infligge alla sua ex squadra un'amarissima accoglienza alla prima visita di cortesia in casa propria.
Primi minuti che l’Inter interpreta tatticamente bene sciorinando le proprie trame di gioco con pazienza, ordine e un pizzico di sfacciataggine rovinati però da qualche grossolano errore che fa registrare più di un paio di mugugni sulla panchina nerazzurra, dove Inzaghi non riesce a sedersi per neppure un minuto di gara. Niente calcioni e nessuna particolare esternazione di rammarico e addirittura disperazione nei primi venti minuti di gioco nonostante gli accenni di sprechi che trovano massima espressione nella doppia occasione Taremi-Dumfries, fermati prima da Di Gregorio, bravissimo nell’istintiva risposta sull’iraniano, poi da fato e probabile eccessiva foga che portano l’olandese, ad un passo dalla porta bianconera, a colpire di testa un pallone che si impenna non troppo, ma abbastanza da finire sul fondo. La Juve c’è e non solo quella sugli spalti che dal primo minuto di gioco chiede a gran voce la vittoria, ma anche quella in campo e al 22esimo è Sommer il primo vero nerazzurro a scrivere il proprio nome su un tabellino figurativo: grandissima doppia parata dello svizzero che respinge prima su Nico Gonzalez (che si aggiusta il pallone con un tocco di mani, non avvistato da Mariani, prima del tiro) poi sulla conclusione di Conceiçao che raccoglie un rinvio difettoso di Barella. Prima vera grande 'mancanza' dei campioni d'Italia che costringono i tifosi di casa ad attendere dieci giri d'orologio prima di rivedere la squadra di Motta presentarsi nelle zone di Sommer ed è al 33esimo che i bianconeri fanno scorrere un grande vero brivido sulla schiena dei milanesi, con il tiro di Kolo Muani che fa la barba alla traversa e mette i nerazzurri in guardia. A prendere il pallino del gioco sono infatti i bianconeri che concludono il primo tempo con un assalto alla metà campo nerazzurra che trova una marmorea resistenza a protezione dell'estremo difensore di Inzaghi. Serie di corner che non passano e a passare è al contrario l'Inter che approfitta della prateria lasciata dalla Juventus, sbilanciata totalmente in avanti, e scappa con Calhanoglu, che punta la porta poi però perde l'attimo e l'occasione di tirare, l'azione però prosegue ma termina una manciata di attimi dopo con Conceiçao che atterra Dumfries che stava per irrompere in area di rigore, nella più totale indifferenza di Mariani che non vede neppure questo e lascia proseguire al netto delle proteste del neerlandese che si infuria non poco e tenta di sfogare la sua rabbia tre minuti dopo con un'altra grandissima giocata di forza conclusa con un altrettanto potente tiro che però centra il legno sinistro di Di Gregorio. Non c'è altro tempo per tentare l'imbucata per il vantaggio: Mariani fischia due volte mettendo fine ad un primo tempo che vede la squadra ospite dominare una frazione di gioco che non riesce a sbloccare e durante la quale ha da rimproverarsi giusto un paio di volubilità difensive ma molta, moltissima leggerezza, a tratti sfociata nell'inconcludenza, davanti.
Secondo tempo che inizia con un'inerzia leggermente diversa: a venir fuori dagli spogliatoi con maggiore verve sono gli uomini di Thiago Motta che occupano la metà campo dell'Inter e tentano un paio di conclusioni che non fanno male, ma neppure permettono vita semplice ai milanesi che faticano a trovare soluzioni per uscire dall'imbottigliamento risolto da Hakan Calhanoglu che, dopo un corner per la squadra di casa, riesce a trovare un varco che rilancia i nerazzurri finiti alla bandierina. Verve, foga agonistica della Juve che si tramuta spesso in gioco sporco e falloso che picchia sulle gambe degli avversari, con il tacito benestare del fischietto di Roma che grazia più volte i bianconeri come nel caso di Conceicao, ammonito una volta sul paio di interventi meritevoli di giallo che Mariani dimentica di sventolare anche a McKennie dopo il clamoroso fallo su Bastoni che tanto ricorda Vecino e il famoso derby d'Italia di Orsato e che peraltro costringe il 95 di Inzaghi a lasciare il campo al 62esimo. Insieme a Basto, Inzaghi sostituisce anche Dimash e Taremi, inserendo Thuram, Zalewski e Carlos Augusto. Forze fresche che rendono all'Inter l'energia del primo tempo e non è un caso che qualche minuto dopo il suo ingresso in campo è il nuovo arrivato di casa Inter, Nicola Zalewski a giocherellare con un pallone che le tante maglie bianconere attorno riescono a strappargli solo grazie all'indecisione che attanaglia l'esterno ex Roma che perde il tempo e l'occasione di tirare o servire un compagno. È ancora il polacco a far vibrare l'Inter ma Lautaro svirgola e Di Gregorio ringrazia ancora. Un grazie che tutti i tifosi bianconeri indirizzano poco dopo proprio all'estremo difensore di Motta che con un miracolo salva ancora una volta la porta di casa sullo sfortunato Dumfries che trova prima l'opposizione di Di Gregorio, poi il palo. Mariani, però, aveva già fermato tutto per fallo dell'attaccante francese. Gol sbagliato, gol subito. E ancora una volta i due pali che tanto iniziano a sembrare segnale di tempesta in arrivo sono profetici: Kolo Muani danza con un pallone che tre difensori nerazzurri non riescono mai ad arpionare e con un gioco di prestigio mette in mezzo sul quale arriva un freddo Conceição, che non prende esempio dagli avversari e non si fa cogliere dal braccino del tennista, punendo con un diagonale Sommer e l'Inter che tenta la reazione, ma invano. La gara s'infiamma, l'Allianz pure; un po' meno invece gli interisti che sbagliano troppo e piangono ancora una volta amarissime lacrime di rammarico su un primo tempo giostrato bene, ma inefficace e un secondo tempo non da Inter che tarpa le ali, togliendo fluidità, lucidità e brillantezza ad una squadra che si snatura nell'anima e dissotterra per l'ennesima volta in stagione gli avversari.
Risultato che non compromette di troppo la classifica ma che lancia un preoccupante messaggio a Simone Inzaghi: con le big, l'Inter non riesce a tornare grande.
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