'Ad augusta per angusta’, ovvero i grandi risultati si raggiungono superando difficoltà di ogni tipo. Il messaggio del mondo Atleti è preciso per il momento che sta vivendo la squadra di Diego Simeone, che ieri in conferenza ha predicato silenzio e stasera ha ottenuto l’assordante sostegno della sua gente. Non che ci fosse bisogno di chissà quale prova di cuore e passione degli aficionados colchoneros, ma nel pre-partita i decibel del Civitas Metropolitano si sono alzati tanto da sovrastare le voci dei vicini di posto e l’inno della Champions League, fischiato sonoramente. Il prodromo a un inizio vivace dei padroni di casa che, anche approfittando di un disimpegno imperfetto di Dimarco, quantomeno riescono a riempire l’area dell’Inter con due cross. L’invito all’Inter arriva da Mkhitaryan, pretoriano di Inzaghi, che suggerisce ai suoi compagni di alzare il baricentro per non dare l’idea di aver troppo timore degli avversari. Messaggio che non fa breccia: Thuram si fa scippare palla a centrocampo da Koke e lancia la corsa di Samuel Lino, il più in forma tra gli spagnoli, che salta in velocità prima Pavard e poi De Vrij ma trova la porta sbarrata dall’intervento solido di Sommer. E’ solo il 5’, ne sembrano passati 50’.

Al 10’ finalmente l’Inter scioglie la tensione con Thuram, che strappa bene sulla destra ma non ha la visione periferica giusta per cambiare gioco e mandare in porta Dimarco. Solo rimessa, niente occasione, ma comunque un segnale lanciato dagli ospiti. Infatti, sempre su iniziativa dell’attaccante francese, si aprono di nuovo le praterie per l’Inter che manda allo sganciamento Dumfries, ipnotizzato da Oblak come già prima Lino. Si gioca a viso aperto, l’Inter non specula. CVD, come voleva il Demone. L’Atleti nemmeno, e non è una notizia visto lo svantaggio maturato all’andata e la nuova propensione a giocare palla senza mai buttarla. Il primo tempo vive su un equilibrio sottile, al primo errore può succedere qualcosa: come quando Lautaro cerca il jolly di Anfield ma colpisce Witsel trovando la parata di Oblak. Ma l’Inter c’è e si distende che è una meraviglia quando trova la giocata sul corto-lungo che manda via a tutta velocità Dimarco per un 2 contro 2 in campo aperto sfruttato male. Witsel si mette sulla linea di passaggio e oscura l’assist per Thuram che si sarebbe presentato solo davanti a Oblak. 
Al 28’ si risveglia l’Atleti: un intercetto del solito Koke taglia in due il centrocampo interista in un’azione che si conclude con Sommer che inchioda sulla linea il colpo di testa di Morata.

Il risultato sembra non potersi sbloccare, ma l’Inter ha un’arma letale nel suo arsenale: il gioco. Al 33’, con cinque tocchi palla avanti e palla indietro, Lautaro, Mkhitaryan e Bastoni aprono lo scenario migliore per Barella, che riesce a insinuarsi in area fino alla linea di fondo e metterla a rimorchio per il rigore in movimento che Dimarco, che non può sbagliare col piede debole. L’Inter è avanti di due gol a questo punto, ma la gioia dura poco: dopo un calo di tensione difensivo collettivo, c'è la sbavatura individuale di Pavard che liscia un filtrante di Koke in area dando la possibilità a Griezmann di infiammare lo stadio con l’1-1. Tutto da rifare, è cambiato tutto per non far cambiare niente. L’inerzia finale, però, è dalla parte dell’Atletico che chiude il primo tempo alla caccia del raddoppio: Pavard al 43’ vince il duello con il connazionale Griezmann, nascosto nella partita, ma più che mai decisivo. Uno a uno e duplice fischio di Marciniak: tutto ancora in bilico. 

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Sezione: Focus / Data: Mer 13 marzo 2024 alle 21:48
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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