Era il 13 settembre 2010 e Andrea Mandorlini, dopo uno storico tris scudetto, coppa nazionale e Supercoppa romena, fu esonerato dal Cluj. La Gazzetta, alla vigilia del match con l'Inter, gli chiede lumi.

Quanto ha bruciato quell’esonero?
"Tanto, perché è stata una vigliaccata, un colpo basso, a due giorni da mio debutto in Champions col Basilea. Avevamo fatto 8 punti in 7 gare, niente di drammatico, eravamo a metà classifica, si poteva tranquillamente recuperare. Bisognava avere pazienza, si arrivava da una stagione trionfale. Il presidente Muresan mi ha cacciato in videoconferenza dopo la sconfitta col Rapid Bucarest. Comunque mi sono preso la rivincita, anche se in ritardo: la Fifa ha deciso che per il licenziamento immotivato il Cluj deve pagare danni e arretrati a me e al mio staff (in totale circa 500mila euro, ndr)".

Più forte il suo Cluj o questo?
"Il mio di sicuro: giocava un calcio molto offensivo, con De Zerbi trequartista e Sforzini centravanti. Il gruppo di italiani si era integrato bene, c’era anche Piccolo l’unico rimasto di quella squadra insieme a Cadù".

Che partita farà contro l’Inter?
"Contenimento, prudenza e poi contropiede. Senza concedere spazi".

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Mer 13 febbraio 2013 alle 09:24 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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