"Meritammo di perdere, c'è poco di dire". Mario Corso, l'ex piede sinistro di Dio, comincia dalla fine il racconto della maledetta finale di Lisbona di cinquant'anni fa, quando l'Inter mancò il tris e il Triplete.
"Se gestiti meglio, con un paio di innesti - ha spiegato la leggenda nerazzurra ai microfoni di Panorama -, potevamo durare ancora un paio d'anni. Non eravamo mica tutti alla frutta. Probabilmente incise la stanchezza del presidente Angelo Moratti, desideroso di lasciare. A Lisbona potevamo vincere, era una partita alla nostra portata, probabilmente pensammo di avere la Coppa in tasca dopo il vantaggio di Mazzola, ma alla fine il Celtic giocò meglio. Ricordo l'ala destra Johnstone che giocò una grande partita. Noi avevamo qualche defezione importante, al posto di Luis Suarez, infortunato, scendemmo in campo con Mauro Bicicli. Un'assenza non da poco".

Il rapporto con il Mago Helenio Herrera, però, non è mai stato idilliaco: "Diciamoci la verità: Herrera era un allenatore modesto. Ha avuto la grande fortuna di trovarsi una squadra composta da fuoriclasse, scelti tutti da Italo Allodi. Era bravo, durante la settimana, a motivare i giocatori, in particolare quelli con meno personalità che necessitavano di un incoraggiamento. Poi durante la partita spariva. Non sopportava chi aveva carattere e si opponeva a lui. Tutte le estati voleva vendere me, Picchi e Guarneri. Alla fine nel '73, quando tornò, riuscì a farmi andare via, ma ormai era un'altra Inter".

Nulla a che vedere con Mourinho. "Non scherziamo, Mourinho la domenica è uno presente, che si fa sentire, incide. Herrera, ripeto, spariva". 

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Ven 03 marzo 2017 alle 20:22
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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