Il pareggio dell’Inter con la Lazio ha stabilito che l’aspettativa per il successo da parte di ambiente, stampa e tifosi si è vertiginosamente alzato. L’amarezza nasce dalla modalità con la quale è maturato un pareggio da parte di una squadra la cui forza e i relativi limiti non sono ancora comprensibili.

Il nervosismo nasce dal fatto che la partita era in pugno e nel secondo tempo, dopo dieci minuti, è scivolata via per una disattenzione difensiva e una tendenza a lasciare campo, dimostrando di non essere ancora quella corazzata indistruttibile che si pretende sia l’Inter.

C’è poi la questione arbitrale, laddove Guida ha fatto danni con alcune decisioni incerte, ha sorvolato su un fallo di mano di Parolo ed espulso comicamente Sensi, ma concentriamoci sulla prestazione.

La difesa con Skriniar è sembrata più solida ma la formazione scelta da Conte presumeva una solidità nella mediana con Vidal, Gagliardini e Barella, delegando la spregiudicatezza agli esterni Hakimi e Perisic. Il gol di Lautaro è infatti maturato da una percussione del croato ma il pareggio laziale è arrivato proprio a causa di una marcatura imperfetta dello stesso Perisic su Milinkovic-Savic.

Conte si è detto soddisfatto senza mostrare alcun tipo di lamentazione simile a quelle che produceva la scorsa stagione, ma qualcosa del suo assetto lascia delle perplessità. L’ingresso in campo di Brozovic ha ingolfato la metacampo, Sanchez è stato messo troppo tardi e la mole di gioco, superiore a quella dei padroni di casa, è comunque stata spesso lenta e prevedibile.

La scorsa lunghissima stagione ha mostrato una squadra che non riesce ad essere mentalmente forte negli appuntamenti importanti e, al primo appuntamento di rilievo, contro una Lazio rimaneggiata in difesa e che nella prima mezzora aveva perso due uomini, rimasta oltretutto in dieci per una ventina di minuti, si è persino rischiato di prendere il gol del 2-1. La qualità della rosa è aumentata considerevolmente ma il modo in cui la squadra ha subito il pareggio è indicativo di come il limite mentale possa non essere stato superato con l’arrivo di Vidal.

Se questo risultato fosse maturato solo un anno fa sarebbe stato salutato come un buon pareggio, ma quest’anno si è persa ogni misura, parlando addirittura di fallimento qualora l’Inter non dovesse vincere lo scudetto. Una incredibile assenza di misura e proporzioni causate da un’ottima campagna acquisti, realizzata senza troppi soldi, che ha fatto gonfiare i titoli dei giornali e le valutazioni degli opinionisti, insieme a quelle dei tifosi che ora non sperano ma pretendono “almeno” lo scudetto.

Tra i motivi di questa rivendicazione c’è Antonio Conte, colpevole di aver dato vita a quelle esternazioni di fine stagione e di aver ricevuto gran parte di quello che chiedeva.

Anche quando c’era Mourinho ci si aspettava il successo senza compromessi, ma l’Inter veniva dalla vittoria di due scudetti, la mentalità era in parte già costruita e c’erano campioni veri, abituati a vincere.

L’Inter di oggi si è rapidamente avvicinata a quel modello ma senza una memoria storica del collettivo, senza un trofeo conquistato insieme e con un gruppo che sta iniziando a conoscersi da poco. Si sta dando all’Inter una valutazione di forza smodata, al punto da ritenere un girone di Champions con Real Madrid, Shakhtar e Borussia Mönchengladbach come “facile”. Sarà l’eccitazione di inizio anno ma qui si dimentica in fretta che solo un mese e mezzo prima l’Inter ha raggiunto la finale ma perso col Siviglia, non il Barcellona, la Juve con il Lione e il Milan ha passato il turno miracolosamente col Rio Ave. I club italiani non vincono lo straccio di un trofeo da dieci anni, eppure si è parlato di “urna fortunata” e questo da l’esatta misura di come la considerazione verso l’Inter sia squilibrata tendenziosamente.

Siamo tutti d’accordo che una rosa come questa debba lottare per vincere tutto, come non le succedeva dal 2010 ma non significa che riuscirà a togliere alla Juventus il decimo scudetto consecutivo (se poi le fanno vincere a tavolino una partita importante col Napoli…), senza contare che ci si ostina a non considerare “scudettabile” l’Atalanta che invece ha tutto per ripetere quello che hanno fatto il Verona, la Samp o il Leicester.

Un'Inter così solida va migliorata, possibilmente senza incaponimenti tattici ed esclusioni eccellenti ma partite come queste, se ci si chiede di più, vanno vinte con autorevolezza e senza giustificazioni. Alla ripresa c’è il derby e va conquistato.

Amala.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 05 ottobre 2020 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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