Dal paradiso all'inferno, con la straordinaria possibilità di rimettere in gioco le proprie qualità migliori. Questa è la strana parabola di Leonardo, il tecnico nerazzurro che dopo il crollo nel derby è stato subissato da critiche talvolta esagerate. Ripercorrere il percorso del brasiliano alla guida dell'Inter è molto semplice, sono ancora nella memoria di tutti le sue numerose vittorie e la scossa data alla squadra dal punto di vista fisico e soprattutto psicologico, tanto da presentarsi alla delicata stracittadina contro il Milan a -2 quando sembrava impossibile solo qualche settimana fa. Eppure, tutti gli elogi arrivati al tecnico di Niteròi fino a quel momento si sono sciolti in un bicchier d'acqua con gli errori del derby. Effettivamente, Leo ha commesso un errore dal punto di vista tattico, concedendo spazio agli incursori del Milan - come Boateng o un voglioso Van Bommel - rinunciando ad un centrocampista in più per inserire un Pandev propositivo, ma sbilanciando così la squadra in maniera esagerata, spezzandola ed offrendo per larghi tratti della gara la possibilità ai rossoneri di penetrare facilmente fino al limite dell'area.

E mentre in difesa si soffriva, davanti i quattro diamanti si pestavano i piedi, proprio come contro il Lecce, quando però a sbloccare ci aveva pensato il solito Pazzini. Sfortuna anche, certo, perché se Eto'o non fallisce quell'occasione probabilmente parleremmo di un'altra partita, ma l'errore di Leonardo è stato quello di farsi prendere dal troppo entusiasmo lanciando un'Inter esageratamente offensiva il più delle volte tagliata a fette da un Milan onesto, grintoso (fin troppo, e Rizzoli capirà), ma neanche particolarmente eccezionale. Forti le critiche arrivate all'indirizzo di Leo, ma qualcuno dimentica che il brasiliano è ancora alle prime armi e sta raccogliendo una sfida difficilissima portata avanti finora con risultati eccellenti. Qualche passaggio a vuoto può capitare, nel derby ci si aspettava di più ma bisogna avere pazienza e fiducia in un tecnico da non sottovalutare.

Nonostante tutto, però, la strana parabola di Leonardo non si ferma. Adesso l'Inter ha bisogno di spinta, di forza nuova, di sfogare la sua rabbia, e proprio in questo ruolo il buon Leo sale in cattedra. E' il momento di rivoltare nuovamente le critiche e rialzare l'Inter, già questa sera c'è lo Schalke a San Siro, da affrontare con il sangue agli occhi ed il coltello fra i denti, per tirare fuori tutto quello che è rimasto dentro di un derby deludente. Insomma, il Diavolo - con esagerata inciviltà - si è portato dunque l'odiato ex Leonardo all'inferno per una notte, ma adesso è venuta l'ora di ritornare al paradiso con le armi che Leo sa usare meglio, quelle della carica psicologica. Quella stessa carica che il signor Gennaro Gattuso ha sfogato contro il nostro allenatore dopo il gol dell'1-0 rossonero, dandogli sicuramente della merda (bisogna scriverlo interamente) in una frase di non certa interpretazione, anche se quella parola c'è stata e non è difficile ricomporre il puzzle. Qualcuno non c'è stato, qualcun'altro ha deriso il comportamento del capitano del Milan, ma le scuse al suo vecchio allenatore non sono arrivate. I tifosi sono caduti con striscioni come quelli su Prisco e Facchetti, ma la società rossonera esce malissimo anche perché rappresentata così dal proprio capitano, uno che ha il coraggio di dare della merda a Leonardo.

Non solo privatamente, servirebbero delle scuse ufficiali. Invece è già tutto insabbiato, nessuno se ne frega più niente, mentre della famosa maschera di Berlusconi indossata da Materazzi - un gesto goliardico - si parlò per settimane. E anche il buon Gattuso dovrebbe mettere la testa fuori dal guscio, in questo momento. Aspettando che tutto ciò accada, c'è l'ennesima conferma: non tutti sono bauscia...

Sezione: Editoriale / Data: Mar 05 aprile 2011 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
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