Una sfida. Una sfida a se stesso, a chi lo ha preceduto, a chi ha fischiato fino a qualche settimana fa e ieri sera ha lasciato San Siro applaudendo, ma anche a quel gruppo di giocatori da rigenerare. La sfida è quella di Andrea Stramaccioni, un uomo arrivato direttamente dal cuore del presidente Moratti e dalla Primavera per portare novità, giovani, volti nuovi. O almeno, questo è quanto doveva fare. E invece no. L'età media di 31 anni e 8 mesi nelle prime due partite, qualche ritoccatina contro il Siena. Ma la sua Inter resta diversa rispetto alle idee di tutti al momento della sua chiamata, eppure identica a quella precedente. Tutto al contrario. Stramaccioni ha chiaramente deciso di puntare sul blocco storico, alla faccia di chi si aspettava i ragazzini in campo e la rifondazione immediata a partire dai giovani che avevano sbancato l'Europa.

Stramaccioni ha preso in pugno l'Inter e ha puntato sul carattere dei campioni, più che sulla freschezza dei volti nuovi. Per loro ci sarà tempo. D'accordo, qualche spuntatina di novità c'è: uno Zarate quantomeno presentabile e sicuramente recuperato, una mediana a tre che giostra diversamente l'azione, ma per il resto gli interpreti - e anche molti errori, specialmente in difesa - rimangono. Eppure, Andrea non cambia idea. La sua sfida è quella, tentare il miracolo del terzo posto con questo gruppo. E lo ha dimostrato ancora. Da Cambiasso a Stankovic, da Milito (che fu rigenerato grazie alla caparbietà di Ranieri, ricordiamolo) a Samuel. E proprio la sostituzione a metà primo tempo di Walter è un segnale: Stramaccioni punta sugli storici, ma non è subordinato. Anzi. La sua decisione ha pagato e ha fatto capire a tutti che il nostro allenatore gli attributi li ha, eccome se li ha.

"Per i giovani ci sarà tempo, intanto si spreme questo gruppo finché si può", è il ragionamento. Perché secondo Andrea qualcosa ancora da prendere c'è. L'Inter non è cambiata, sia chiaro, né negli interpreti né nel gioco, quest'ultimo sempre confusionario e senza criterio reale. Ma c'è vivacità, c'è voglia di rinascere e di tentare un'impresa. D'altronde, questa è una sfida che coinvolge tutti. E' stata prima di tutto la sfida di Moratti, poi quella di Stramaccioni, quindi quella di questo gruppo tanto criticato e poi anche di una tifoseria che non fa mancare il sostegno. E allora, proviamoci. Senza esaltarci troppo, perché i giocatori sono quelli che sono, e perché abbiamo battuto 2-1 in casa un Siena già salvo. Niente di apocalittico, insomma, ma qualcosa di buono c'è. Per adesso la sfida funziona, ma non pensiamo alle magie. Pensiamo alla realtà. Stramaccioni ha scelto la via del tutto al contrario. fin quando pagherà, saremo tutti felici. L'elisir non esiste, però, per nessuno. Per ora raccogliamo la sfida. Tutti insieme. Il futuro decreterà la verità, come sempre...

Sezione: Editoriale / Data: Gio 12 aprile 2012 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
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